CHI PRENDERE - E' chiaro che tutte le speranze dei bianconeri si proiettino sul Porto: sebbene la prestazione contro la Roma abbia fatto notare un ambiente caldo e quell'aggressività con cui l'Atletico Madrid ha messo alle strette la squadra di Allegri, la differenza di tasso tecnico, qualitativo e quantitativo tra le due squadre farebbe sì che in campo s'andrebbe con le molle sotto i piedi per spiccare il volo quanto prima. Con l'Ajax, invece, c'è un rispetto e un timore reverenziale: per la legge dei grandi numeri, un altro Bernabeu è difficile da pensare. Ma non impossibile. Chi resta? Manchester United - che la Juve non ha battuto nei gironi, ma che è totalmente alla portata - e il Tottenham già affrontato nella scorsa stagione. Pure qui: un disastro se non dovesse passare la Signora.
OCCHIO A QUEI TRE - Il trittico che si fa pokerissimo per la vittoria finale è una matassa da sbrogliare con calma, sangue freddo, e le speranze già fattesi preghiere. Il City è uno squadrone: costruisce trame offensive e si appoggia su una mole di gioco che anche la miglior difesa farebbe fatica a contenere al 100%. E se il Liverpool, nonostante la vittoria dimostra di non avere la stessa brillantezza della passata stagione - sulla Champions dei Reds e dei Citizens, va detto, conterà anche il duello per la Premier che li terrà mentalmente ben occupati -, la vera preoccupazione di Allegri ha un nome e un cognome: Lionel Messi. El diez non vince la grande Coppa da troppo tempo, e negli ultimi tre anni ha visto il gran nemico trionfare. E' un orgoglioso. E ha il talento di una divinità. Questo Barça, poi, sembra costruito per dargli grandi soddisfazioni: con una Liga già archiviata, proprio come la Juve in Italia, c'è questo scoglio da superare. Per riscrivere la storia.
Piesse. Si parti comunque da un presupposto fondamentale: nessuno - e davvero nessuno - vuole affrontare quella meravigliosa armata messa in campo da Massimiliano Allegri.