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“La Juventus ha perso 6 finali di Champions? Intanto ne ha giocate 8, vediamo il lato positivo”. Dichiarazioni di Massimiliano Allegri (leggi qui) banalmente sintetizzabili con il concetto “esserci è meglio di non esserci”. Che lungi dallo sfociare nell’antico e deleterio “l’importante è partecipare” (visto che in bianconero vincere è l’unica cosa che conta), potrebbe rappresentare una verità ben più importante di quanto non sembri.

ORGOGLIO E NON SOLO - Nel caos del disastroso post-Calciopoli, ciò che rimaneva alla Juve era proprio l’orgoglio della squadra italiana più vincente, quella che (al netto delle 7 Coppe alzate dal Milan) rimaneva la più rispettata in Europa e nel mondo. Un onore da difendere con le unghie e con i denti, nonostante quello scudetto che tardava a ricomparire a Torino, nonostante la nostalgia per la gioia di una finale che sarebbe tornata soltanto 12 anni dopo l’ultima. Ma non è soltanto una questione di fierezza morale. Basti pensare che la cavalcata verso Berlino del 2015 ha fruttato alle casse bianconere ben 89 milioni di euro: ben più dei 61 incassati dal Barcellona, che alla fine ha sollevato il trofeo ai danni della squadra di Allegri. E allora, palmarès a parte, è giusto vedere le otto finali di Champions disputate dalla Juve sotto una luce quanto più positiva.

FINO ALLA FINALE - Fin da quel lontano 30 maggio 1973, la presenza della Signora nell’ultimo capitolo del maggiore torneo europeo per club è stata praticamente la normalità. In quella stagione, a Belgrado, fu lo straordinario Ajax di Cruijff a conquistare la Coppa dalle Grandi Orecchie. Dieci anni dopo, la beffa arrivò contro l’Amburgo ad Atene, con il gol incredibile di Magath ad abbattere la super Juve di Zoff, Platini, Tardelli, Gentile e Scirea. Per poi passare subito alla prima gioia, amarissima vista la cornice, allo stadio Heysel nel 1985 contro il Liverpool. Quindi un’attesa durata 11 anni, per tornare sul tetto d’Europa e fase il bis a Roma, contro l’Ajax di van der Sar e Litmanen. Un anno più tardi, a Monaco, il sogno di alzare due Champions di fila viene frustrato dal Borussia Dortmund. E poi ancora una volta, la stagione successiva, nella terza finale consecutiva ottenuta da Marcello Lippi: ad Amsterdam il gol in fuorigioco di Mijatovic premia il Real Madrid e condanna i bianconeri. Che poi, a Manchester nel 2003, soccombono ancora alla sfortuna: il Milan vince 3-2 alla lotteria dei rigori. Sliding doors, dicevamo, in una storia caratterizzata comunque dalla voglia di non mollare mai: come nel 2015 contro il Barcellona a Berlino. La Juventus c’è, sempre. Gli altri al massimo possono continuare a sognare certi palcoscenici, che i bianconeri continueranno sempre e comunque a chiamare “casa”.

@mcarapex