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Che fine ha fatto Cesar Aparecido Rodrigues? Dopo l’esperienza conclusasi in giugno come tecnico dei giovanissimi regionali del Samagor, si erano perse un po’ le tracce dell’ex giocatore, tra le altre, di Lazio ed Inter. Ma invece la redazione de “IlBianconero” lo ha stanato fino in Brasile, dove è tornato a vivere da circa due settimane, per parlare non soltanto della sua attuale professione ma anche dell’incombente Lazio-Juventus:

LA MIA SECONDA VITA - “Sto facendo degli stage con il Corinthians, dopo aver vissuto per 18 anni in Europa sto cercando di abituarmi nuovamente alla mia patria. Torno qui in punta di piedi, la mia intenzione è quella di studiare l’evoluzione compiuta dal calcio brasiliano. E’ fighissima questa professione (sorride ndr), l’entusiasmo cresce giorno per giorno. Era da quando non giocavo che non vivevo più lo spogliatoio. E’ come se fossi un’apprendista che apprende nuovamente il suo lavoro, perché è come se ascoltassi per la prima volta l’allenatore, i giocatori e le tattiche di gioco”.

PAQUETA NON AVRA’ PROBLEMI - Prima di parlare del big match di domani, domandiamo a Cesar che cosa ne pensa di Lucas Paquetà, che rappresenta l’evoluzione del calcio brasiliano di cui parlava poc’anzi: “Paquetà ha tantissime qualità, dovrà aver la forza mentale di adattarsi al nuovo tipo di calcio. In Brasile è tutto differente, dai metodi di allenamento alla cultura di questo sport. Ha, però, le potenzialità per far sempre meglio, è ancora un ragazzo giovane e non credo che potrà avere dei problemi durante il suo cammino al Milan. Leonardo, che è un grande dirigente, avrà sicuramente visto qualcosa in lui”.

IL RICORDO DELLA COPPA ITALIA - “La Juventus è una società che guarda prima il nome davanti e poi quello dietro. E’ una istituzione, un patrimonio, le regole vengono rispettate da tutti e chi non le rispetta va via. I bianconeri li invidio proprio per questo. Ricordo sempre le sfide contro di loro, il ricordo più dolce è la Coppa Italia vinta nel 2004: vincemmo 2-0 all’andata in cui sbagliai un rigore sotto la curva Nord, al ritorno pareggiammo dopo essere stati in svantaggio di due gol. Era una squadra di mostri, c’era Del Piero, Buffon, Camoranesi, Zambrotta, Trezeguet. Mamma mia. Noi eravamo la banda Mancini, giocavamo molto bene ed eravamo un bel gruppo”.

LA JUVE DEI MOSTRI - “Anche questa è la Juventus dei mostri, al momento è fortissima e sembra imbattibile. Ma nessuno lo è nel gioco del calcio. Nella sua mostruosità anche loro hanno dei punti deboli, pochi ma li possiedono. La Lazio dovrà esser pronta a tutto, dovrà sfruttare il più piccolo errore a favore e dovrà gettare il cuore oltre l’ostacolo per sconfiggere una squadra di una mentalità pazzesca che sbaglia raramente. Ti chiami Lazio e il tuo obiettivo è quello di entrare in campo per difendere la tua storia e i tuoi tifosi. Questo è l’unico modo che hai per vincere, ma se gli avversari giocheranno come sanno non c’è partita. La formazione bianconera, che affronti una piccola oppure una grande, si presenta sempre con la stessa voglia e determinazione. E’ questa la loro arma in più”.

SONO PER LE IMPRESE DIFFICILI - “Il mio pronostico? Io spero che vinca la Lazio, sono per le imprese difficili e questa è una di quelle. Tiferò per i biancocelesti”.