SU COME SI IMMAGINAVA DA BAMBINO - "Non ci ho mai pensato, vivevo alla giornata esattamente come oggi. Anche adesso non penso mai al futuro, non mi piace fare programmi a lunga scadenza. Sono fatto così e forse dipende anche dal fatto di essere cresciuto in una famiglia è costretta a pensare alloggi e mai al domani. Cosa mi dice mia madre? Non parla, piange. Guarda le partite in televisione, ripensa ai sacrifici che tutti insieme avevo fatto affinché io diventassi un calciatore e piange".
SE I GENITORI LO HANNO MAI INVITATO A SMETTERE - "Per come sono fatti non lo hanno mai detto e mai lo avrebbero fatto. Sono persone orgogliose e pur di far stare tranquillo un figlio e permettergli di raggiungere i suoi obiettivi sono disposti a rompersi la schiena. Piuttosto fui io che a 12 anni volevo smettere perché mi faceva male vedere quanta fatica fa ci sono i miei in tutti sensi per consentirmi di giocare a calcio. Fu proprio mio zio a convincermi a non mollare".