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"Volevo solo rilanciare l'immagine dell'Università per stranieri, ma tra i miei collaboratori juventini c'era un clima da stadio". La professoressa dell'Università di Perugia Giuliana Grego Bolli ha parlato per la prima volta dopo l'esame-farsa di Suarez. La linguista è stata indagata per falso ideologico, falso materiale e rivelazione di segreto istruttorio. Sospesa per otto mesi dall'esercizio dei pubblici uffici, dopo 43 di servizio all'Ateneo ha deciso di dimettersi nel dicembre scorso. E per la prima volta ha parlato della vicenda, ai microfoni di Repubblica: "Prima di settembre scorso non sapevo nemmeno chi fosse Suarez. Il rettore dell'Università degli Studi di Perugia mi ha chiamato per dirmi che la Juve stava cercando di fargli fare l'esame di italiano, ma io non guardo le partite. In famiglia sono tutti juventini, ma a me il calcio non mi interessa. Hanno dovuto spiegarmi chi fosse".

LA DATA - "Io ho subito pensato che fosse una buona occasione per rilanciare la visibilità dell'Ateneo. Non ho mai avuto contatti con i manager della Juve, ci parlava sempre il direttore generale Simone Oliveri, al quale ho affidato tutta l'organizzazione dell'esame. Anticipare la data d'esame di cinque giorni? E' legittimo istituire una sessione aggiuntiva. Il Centro per la valutazione e le certificazioni linguistiche è autonomo, è già capitato spesso in occasione di una festività o un evento inatteso. Anche se il candidato non fosse stato Suarez l'avremmo fatto comunque, fissare l'esame al 17 serviva anche per non rischiare assembramenti per la presenza di un calciatore. La pandemia usata come scusa? Il 22 ci sarebbero stati altri quaranta candidati a fare l'esame di lunga, e contemporaneamente gli studenti per i test d'ingresso per i corsi di laurea. Si sarebbe creata una ressa, la nostra è stata una mossa giusta".

IL B1 - "Nella preparazione dell'esame e del certificato consegnato a Suarez il 22 settembre non ho avuto nessun ruolo. Il B1 regolare? Per superarlo serve una capacità di farsi capire a livello medio-basso. Suarez, essendo ispanofono, era facilitato come comprensione e produzione lessicale. Durante la pandemia, inoltre, l'esame di B1 si tiene solo in forma orale e dura più o meno 12 minuti. A queste condizioni risulta più accessibile, e per questo tra giugno e luglio nessuno dei 60 candidati che lo ha sostenuto da noi è stato bocciato. Suarez aveva studiato e poteva superare un B1. Ma devo dire la verità: io non l'ho mai sentito parlare".

"UN CLIMA DA STADIO" - Ma l'ha sentito la professoressa Spina, che quando manda un messaggio alla Bolli dicendo che era un livello A, la Bolli risponde che invece sarebbe stato un B1: "Stavamo scherzando, era una battuta". Poi, sul alcune intercettazioni: "Sicuramente c'è stata una sovrabbondanza di chiacchiere, un'entusiasmo dovuto sia alla legittima voglia di promuovere l'Ateneo che alla fede calcistica. Spina e Olivieri sono juventini, diciamo che si era creato un clima da stadio. Ma non ho mai avuto la sensazione che l'Ateneo si mettesse a disposizione della Juve, né ho avvertito nessun tipo di pressioni. Di Suarez a me non importava nulla. La foto con lui? Era per mio nipote che tifa Juve, mi aveva chiesto un autografo. Volevo farlo uscire dalla porta secondaria per evitare che i giornalisti gli chiedessero della firma con la Juve, un tema che non ha a che fare con l'università. Ma il giocatore è uscito da dove è entrato".

RISCHIO BOCCIATURA - "Le mie parole 'rimanere sul binario' sono state interpretate nel modo sbagliato, anche dai magistrati che mi hanno indagata. Un B1 non attesta la conoscenza della lingua italiana, ma la capacità di comprensione e produzione a livello medio-basso all'interno di uno spazio linguistico che è ristretto e si definisce, in gergo, binario. Quando un B1 esce da quel binario, non è più in grado di capire e di farsi capire. Ma Suarez, a mio avviso, ha anche rischiato di essere bocciato".

CONVENZIONE - "Oivieri mi aveva detto che c'era la possibilità di fare una convenzione con i giocatori della Primavera della Juve, ho pensato potesse essere una buona opportunità, ma senza mai prenderla troppo sul serio. I ragazzi sarebbero venuti a fare corsi di italiano ed esami a Perugia. Sarebbe stato un buon ritorno a livello d'immagine, ma irrisorio a livello economico. Ad oggi abbiamo più o meno 200 convenzioni simili, con istituzioni pubbliche e private di tutto il mondo".

L'ALTRO FAMOSO - "Studenti famosi? Prima di Suarez abbiamo avuto Padre Georg, l'assistente di Papa Ratzinger. Se me l'avesse chiesto, avrei anticipato la sessione d'esame anche per lui perché siamo un'istituzione pubblica che fa servizio pubblico. Mi ferisce la cattiveria di chi ha pensato che con il mio comportamento volessi favorire il ricco, un'azione contraria a quelli che sono i miei principi. L'anno scorso sono stata io a presentare esposti in Procura e alla Corte dei Conti su anomalie dell'Ateneo, e ora sono finita io al centro di un'indagine".

BASTA CALCIO - "Il bilancio del consuntivo 2019 si è chiuso in positivo di 2,9 milioni euro. Nei miei due anni di rettorato abbiamo sempre superato i mille iscritti, lavorando molto per rilanciare l'Ateneo e rilanciare la sua vocazione all'internazionalizzazione, per modernizzarlo e potenziarlo, anche attraverso la collaborazione con le istituzioni sul territorio, per il quale l'Università per Stranieri è una risorsa importante. Cosa non rifarei? Probabilmente avvicinarmi al mondo del calcio. Se un nuovo Suarez di turno chiedesse di fare l'esame gli direi di no. Non per il giocatore, ma per quello che c'è intorno. Dopo questa storia ho paura, ringrazio il professor David Brunelli e tutti i suoi colleghi per il supporto legale e umano".