L'ESAME - "Probabilmente i vertici dell'Università, ammaliati dalla possibilità di avere questo candidato illustre e di avere rapporti futuri con la Juventus, hanno dato la massima disponibilità e hanno subito fatto un corso online, visto il tempo ridotto di una settimana. Però si sono accorti che Suarez a malapena comprendeva l'italiano e non lo parlava per niente. Quindi hanno fatto un corso ad hoc, incentrato sulle domande che gli avrebbero fatto, e gli hanno fatto imparare a memoria delle risposte in modo tale che durante l'esame riuscisse a dire qualcosa, stando attenti a non uscire dai binari con altre domande".
"Avevano, preventivamente, già stabilito già la votazione da attribuirgli: il livello B1, quello necessario introdotto da Salvini nei Decreti Sicurezza per richiedere la cittadinanza italiana. Il certificato, il verbale, era già tutto predisposto. Quando Suarez si è presentato a Perugia per sostenere l'esame era solo un pro-forma, perché bisognava sostenere l'esame in presenza. Lui è riuscito a dire quelle quattro cose che aveva imparato a memoria e questo gli avrebbe consentito di avere la certificazione per completare l'iter della cittadinanza. Questa cosa, però, non riguarda la nostra indagine perché noi abbiamo monitorato solo il discorso dell'esame e ci siamo concentrati su quello che accadeva all'interno dell'Università".
"I vertici si preoccupavano di far uscire Suarez da vie secondarie per evitare che venisse intervistato dai giornalisti e tutti si accorgessero che non sapeva parlare italiano".
SULLA JUVE - "Juventus coinvolta nell'organizzazione dell'esame? Ne ha manifestato l'esigenza. Non abbiamo evidenze particolari, a meno che nel corso delle perquisizioni in atto non troviamo qualcos'altro. Per il momento gli indagati sono solo all'interno dell'Ateneo".