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Narrano gli addetti ai lavori che nel giornalismo la partigianeria non esista, ed è una delle più grandi bugie raccontate alla gente. Lo posso asserire con totale cognizione di causa, avendolo potuto verificare di persona. Sbagliano però altrettanto coloro i quali gettano il bambino con tutta l’acqua sporca, perché esiste comunque un giornalismo serio, al di sopra delle parti ed estremamente corretto. Quello che non distorce le notizie a proprio comodo, ma le racconta in modo oggettivo e senza schierarsi, soprattutto mantenendo questa posizione sempre, fino alla fine. Anche alla chiusura di un’inchiesta giudiziaria. Sono pochi, ma esistono.

A supporto della tesi iniziale, vi porto due esempi di fresca attualità, uno pescato dalla politica e l’altro dal calcio.

Guardate com’è stata massacrata Maria Elena Boschi per la vicenda giudiziaria su Banca Etruria che ha coinvolto il padre: pur non essendo interessata direttamente, ha subito una gogna mediatica senza pari, dal giorno in cui partì l’inchiesta fino a quello in cui si è concluso il processo, terminato poi con l’assoluzione di tutti i 14 imputati, compreso il papà. Notizia, quest’ultima, che alcune testate hanno relegato a trafiletto o taglio basso, oppure si sono addirittura “dimenticate” di dare, a parziale risarcimento del fango lanciato a volontà sulla famiglia Boschi negli anni precedenti. 

La stessa, identica cosa, è capitata per il caso Suarez, quello dell’esame tarocco fatto sostenere al giocatore uruguagio presso l’Università per stranieri di Perugia in modo da consentire poi alla Juventus di tesserarlo come comunitario nelle proprie liste (cosa, però, mai avvenuta). Il procuratore capo Cantone e il pm Albritti hanno chiesto al Gup di rinviare a giudizio tutti i docenti dell’Ateneo implicati, ma di prosciogliere l’avvocato della Juventus, Maria Turco, in quanto le prove a suo carico sono risultate “contraddittorie e poco chiare”. La legale era stata accusata di essere stata “concorrente morale e istigatrice” dell’esame-farsa, accuse però che agli inquirenti non è stato possibile confermare.

Ricordo bene cosa dissero e scrissero i media, nel 2020, quando si scoprì la truffa tramite alcune intercettazioni, e poi ancora, nel 2021, appena partirono gli avvisi di garanzia: si andava da pesanti multe e squalifiche a società e dirigenti bianconeri, fino ad ipotizzare un nuova retrocessione in cadetteria della Juventus. 

Quando pochi giorni fa la Procura perugina ha reso noto il proscioglimento della Turco, la notizia è passata quasi inosservata. Una breve o poco di più, se non addirittura nulla. Come per la Boschi. Una donna bella e intelligente, che fa però politica nel partito di Matteo Renzi, che a tanti non sta simpatico, e allora a cascata non stanno simpatici nemmeno quelli che ci lavorano  assieme. La Boschi è finita così nel tritacarne, per invidia, livore e per pura scelta editoriale di testate che parteggiano per altre aree politiche, senza avere nemmeno la soddisfazione di sentirsi fare le dovute scuse quando il padre è stato assolto.

La Juventus è nella medesima situazione: è un club importante, vincente, di proprietà di una famiglia illustre e potente, come tale accusata delle peggiori nefandezze, così come la squadra di loro proprietà. Alla maggioranza degli italiani la Juve non piace, la invidiano e al tempo stesso la odiano, e se finisce dentro un’inchiesta giudiziaria sperano venga pesantemente penalizzata, meglio ancora se disintegrata. Lo desidererebbe l’uomo della strada, ma anche il giornalista di qualche redazione dove si tifa per altre squadre e, probabilmente, si prova fastidio a scrivere un pezzo nel quale dover ammettere che la Juventus era innocente.