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La vicenda giudiziaria che vede coinvolta la Juventus e il suo presidente Andrea Agnelli, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti rapporti con boss della 'ndrangheta, si arricchisce di nuovi particolari. Secondo quanto riportato dall'Huffington Post, a far preoccupare i dirigenti bianconeri sono alcune intercettazioni, facenti parte di una serie di documenti contenuti nel deferimento del procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro. Ricordiamo che oggi il legale della Juventus Luigi Chiappero, presente in Commissione Antimafia, ha ribadito la volontà da parte della società di non ricorrere al patteggiamento, nella consapevolezza della falsità delle affermazioni che stanno alla base dell'illecito contestato. 


TELEFONO CALDO - In una delle intercettazioni il numero uno della società di corso Galileo Ferraris, al telefono con il responsabile della sicurezza, Alessandro D’Angelo, farebbe riferimento al capo ultrà Loris Grancini dicendo: "Il problema è che questo ha ucciso gente". Un'altra intercettazione vedrebbe protagonista Agnelli, intento a parlare di un incontro avvenuto con un gruppo di ultras, tra cui Rocco Dominello (figlio di un boss della 'ndrangheta): "So che erano lì, io ogni volta che li vedevo, quando li vedevo a gruppi, facevo scrivere sempre le cose sui fogli, perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano". E ancora, parlando dei biglietti forniti dalla società ai gruppi di tifosi: "Loro comprano quello che devono comprare, ci pagano subito e poi gestiscono loro!". Lo stesso Alessandro D’Angelo, poi, in un contatto con il responsabile dei rapporti con la tifoseria, Alberto Pairetto, confessa di aver "paura" di essere coinvolto in un procedimento penale perché "tutti sapevano dell’estrazione familiare di Rocco Dominello".


MANCATA TRASMISSIONE - Intanto i parlamentari PD Stefano Esposito e Massimiliano Manfredi, come riferito dall'ANSA, hanno dichiarato in una nota come "non ci sia alcun elemento che confermi quanto sostenuto dalla Procura Federale, relativamente alla consapevolezza, da parte del presidente Andrea Agnelli, della presunta caratura criminale 'ndranghetista di Rocco Dominiello". Aggiungendo poi: "Peraltro, segnaliamo che da un'intercettazione portata all'attenzione della Commissione durante le audizioni di altri soggetti emergerebbe invece la conoscenza da parte del presidente delle Juventus della storia famigliare di Dominiello. A precisa domanda rivolta all'avvocato Chiappero perché spiegasse questo stralcio di intercettazione, la risposta è stata che non è un'intercettazione presente negli atti e quindi conosciuta. Confermiamo che, da una nostra verifica sulle intercettazioni trasmesse dalla Procura di Torino alla Commissione, non abbiamo trovato traccia della stessa. Abbiamo quindi chiesto alla Presidente Bindi di verificare presso la Procura di Torino se esistono intercettazioni che non sono state trasmesse, perché risulta evidente che l'eventuale inesistenza di questa intercettazione avrebbe particolare rilievo rispetto alla discussione fin qui avvenuta".

NIENTE DASPO - Esposito e Manfredi continuano poi, evidenziando che "un altro fatto che ci ha particolarmente colpito, relativo ad un'altra figura non implicata nel processo penale, tal Grancini, pregiudicato, capo ultrà molto attivo e conosciuto. La Questura di Torino aveva richiesto per lui 8 anni di Daspo, abbiamo appreso dal sito internet del Grancini stesso che, nella giornata di ieri, un giudice del tribunale di Torino ha negato il provvedimento. Evidentemente, pur nel rispetto delle valutazioni del magistrato, risulta evidente come sia necessario riflettere sulle oggettive difficolta' attraverso le quali si muovono le società calcistiche italiane, soprattutto se figure dal profilo criminale come quelle di Grancini possono continuare liberamente ad accedere agli stadi. Spiace rilevare come si continui, da parte di molti, ad avvalorare un'idea di contiguità tra i vertici della Juventus e la 'ndrangheta, senza minimamente tener conto che nessun tesserato e dipendente della Juventus è chiamato in causa nel processo penale e interpretando in modo strumentale, e a questo punto senza neanche le necessarie verifiche sulle dichiarazioni rese in Commissione Antimafia e su alcuni stralci di intercettazioni. L'unica cosa certa e ammessa dalla stessa società è la violazione delle regole sulla vendita dei biglietti. Finora abbiamo ritenuto di non intervenire pubblicamente su questa vicenda, ma visto che da parte di altri si continua in una campagna mirata ad associare Juventus e 'ndrangheta, da oggi sarà nostra cura informare correttamente sui fatti e non sulle opinioni e tifoserie, che da questa vicenda dovrebbero rimanere fuori".