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Il buongiorno a tutti gli juventini oggi lo ha dato Milan Skriniar, il forte centrale difensivo dell’Inter: un video in cui, insieme ad alcuni amici (interisti), prende per i fondelli con una canzoncina la Juventus che non vince da troppo tempo la Champions League (“come mai non la vinci mai?”). Nessuna parolaccia, sfottò allo stato puro. Fastidioso, ma sfottò.  Viene solo da domandarsi perché ad uno slovacco, che gioca nell’Inter da appena 2 stagioni, venga in mente di fare un video del genere per prendere in giro colleghi & tifosi della Juve.

Semplice: perché appena arrivi all’Inter vieni letteralmente investito da un ciclone anti-juventino al quale non ti puoi sottrarre. Devi detestare i gobbi in tutto e per tutto, e assumere la consapevolezza di essere entrato a far parte dell’unico club veramente onesto e pulito del calcio italiano, di una rettitudine tale da non potere che prendere le distanze da “quelli là” di Torino. Calciopoli docet. Purtroppo.

Perché le cose non stanno proprio così, anche se ad Appiano ti ricordano come un disco rotto sentenze, intercettazioni e bla bla bla. Verdetti giudiziari spiccati o richiesti da giudici che, magari, si viene a scoprire col tempo non essere poi esempi cristallini di moralità.  Tipo Luca Palamara, ex membro del CSM nonché presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (un togato-top, quindi), ora al centro di un’indagine di corruzione con nel mirino politici e – appunto – magistrati di alto livello. Per carità, il nostro è un Paese garantista e fino a prova contraria vige l’assunto di non colpevolezza pure per Palamara, ma al momento le accuse che lo riguardano sono parecchio pesanti.

Negli scorsi giorni, dell’indagine avviata dalla Procura di Perugia, hanno parlato a tamburo battente giornali e TG, però (e non ce ne stupiamo) nessuna testata sportiva ha ricordato che Palamara fu il PM che, nel 2008, chiese – a conclusione del processo GEA -  6 anni di reclusione per Luciano Moggi e 5 per il figlio Alessandro, accusandoli di aver assunto il controllo delle procure di molti calciatori in maniera illegale. Secondo Palamara i due sarebbero stati i principali artefici dell’associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minacce e violenza privata.

Oltre all’ex direttore generale della Juventus e suo figlio, Palamara chiese – per concorso in attività illecita – 3 anni e 6 mesi di reclusione per Francesco Zavaglia (ad Gea), 1 anno e 4 mesi per il procuratore Davide Lippi, 2 anni e 4 mesi per Franco Ceravolo e 8 mesi per Pasquale Gallo entrambi collaboratori dei Moggi, ai quali i giudici si limitarono ad infliggere in primo grado 1 anno e 6 mesi all’ex DG ed 1 anno e 2 mesi al figlio Alessandro.

Agli smemorati ricordo come finì l’intera storia giudiziaria della GEA: già in 2° grado la Corte d’Appello stralciò l’accusa di associazione a delinquere per i Moggi, i quali videro ridursi ulteriormente le richieste di pena a 1 anno (Luciano) e 5 mesi (Alessandro) poi del tutto azzerate dalla Suprema Corte di Cassazione per subentrata prescrizione dei reati.

Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo vennero assolti già in primo grado, assoluzioni confermate pure in appello. Praticamente l’intero castello accusatorio di Palamara contro la GEA venne disintegrato nei tre gradi di giudizio. Nessuna attività delinquenziale, nessuna violenza, nessuna illecita concorrenza, e nemmeno offerte di denaro o incontri clandestini per ottenere le procure dei giocatori. 

La prescrizione? Se vale per Facchetti e Moratti, nonostante le chiare richieste fatte ai designatori arbitrali Bergamo e Pairetto e a quello degli assistenti Mazzei (ben documentate dalle intercettazioni, e tali da indurre l’ex procuratore FIGC Palazzi a chiederne la condanna per illecito), vale pure per i Moggi.
Palamara viene oggi accusato di aver ricevuto soldi per favorire le nomine alla Procura di Gela, di aver ottenuto “utilità” da alcuni avvocati e imprenditori per favorirne carriere e attività, di aver svolto incontri carbonari in un hotel della Capitale con toghe eccellenti con lo scopo di ritagliarsi un ruolo di spicco nella Magistratura romana e garantirsi appoggi, anche politici, per avviare poi una crociata contro i colleghi Ielo e Pignatone. 

Sarà pure tutto falso, ma per accuse spesso prive di fondamento Moggi e la Juventus si stanno ancora oggi pulendo dagli schizzi di fango che gli piovono addosso da chicchessia, in nome di una supposta e parecchio discutibile onestà.