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Gentile presidente Aurelio De Laurentiis, prima di tutto complimenti. Quanto fatto con il Napoli, ripartendo dalla serie C e arrivando a competere con merito con tutte le più grandi società d'Europa, è qualcosa di straordinario. Al netto di tutto, guardando da fuori, rappresenta il numeroso popolo di tifosi napoletani (o napolisti che dir si voglia, nonostante la contestazione da parte della città). Nel bene, nel male. Forse, soprattutto nel male, che piaccia o no. Perché da anni è orgogliosamente il tifoso più rappresentativo del Napoli, giustamente. Ma anche il massimo esponente del tipico “Chiagni e fotti” che probabilmente rimane il vero motivo per cui il Napoli continua ad essere una meravigliosa realtà, senza titoli in bacheca negli ultimi anni. Non è questione di essere a tutti i costi in linea con il motto juventino del “Vincere è l'unica cosa che conta”, ma non vincere mai è figlio di responsabilità e incapacità di compiere il definitivo salto di qualità. Realizzarlo farebbe la differenza, invece prosegue incessantemente il lavoro di distorsione della realtà che cerca solo scuse e alibi anziché riconoscere i grandi meriti della Juventus dell'era Agnelli-Marotta-Paratici, un'opera che trascina tutti e che da tutti viene trascinatata. Sulla scia di quello che in alcune circostanze viene definitivo “sentimento popolare”, si scambia il senso di giustizia con qualcosa di sbagliato e violento.

Gentile presidente De Laurentiis, non vogliamo scomodare le continue e sempre più distorte accuse su presunti favori arbitrali nei confronti della Juve o se preferisce su presunti torti ai danni del Napoli (la invitiamo a leggere la classifica degli errori arbitrali della passata stagione su Calciomercato.com, Napoli a +4 e Juventus a -3), come se dichiarare di aver perso lo scudetto in hotel fosse una medaglia al valore e non una mancanza di mentalità vincente, come se gli errori pro-Juve siano sempre premeditati e gli altri invece un atto di giustizia divina. Ma la invitiamo a smetterla di parlare della differenza di fatturato come la madre di tutte le scuse. La crescita della potenza economica della Juve è un merito, non un atto casuale: è figlio di investimenti sotto ogni punto di vista e in ogni ambito del progetto Juventus, i risultati sono solo una ovvia conseguenza. Nel 2011 la differenza era di 23 milioni tra il fatturato del Napoli (131) e quello della Juve (154): il club bianconero ora domina sul mercato perché ha saputo diversificare gli investimenti crescendo gradualmente, in strutture, merchandising, settore giovanile e via discorrendo. Accettando ad esempio di non poter vincere la corsa per Gonzalo Higuain nel 2013, salvo poi poterlo acquistare senza sconti nel 2016: il Napoli spendeva (o investiva) solo sulla prima squadra, il resto non esiste, anche da qui si crea il gap tra fatturati. È solo un esempio, ce ne sarebbero tanti altri.

Però, gentile presidente, basta scuse, basta alibi. Si goda quanto costruito, senza continuare con questo atteggiamento che – è giusto lo capisca – fomenta un senso di ingiustizia ingiustificato in questo momento storico. Calciopoli, sotto ogni punto di vista, era un'altra cosa. Si renda merito all'avversario che vince, oppure si denunci il tutto con prove e certezze di arrivare a qualcosa da condannare. Altrimenti l'unico risultato di questo continuo “Chiagni e fotti” è un clima di sospetto e di odio che rischia davvero di non fermarsi a tweet beceri e violenti.

Non si può fare show su tutto, ognuno è responsabile di cosa dice. E di cosa causa.

ichiedi la carta prepagata Enjoy Juventus: in palio una trasferta europea con la squadra e tanti altri premi.