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Fabio Cannavaro, al Corriere dello Sport, fa le carte al campionato. 

IL DEBUTTO - "Nel dettaglio. La riunione tecnica, Bianchi che mi dice: giochi te, Fabio. L’analisi della partita, il dubbio su chi dovesse andare su Baggio e chi su Di Canio, che poi sarebbe toccato a me. I pensieri. Le vibrazioni". 
 
DA ALLENATORE - "Sono al computer a studiare. Guardo le partite, tutte. Osservo, mi aggiorno, memorizzo dati dei calciatori. Non ho fretta di scegliere, aspetto: ho avuto la possibilità di parlare con la Federazione polacca, ma avrei avuto poco tempo per preparare uno spareggio per il Mondiale che, purtroppo, non si giocherà perché intanto c’è di mezzo una guerra. Ho avuto il piacere e l’onore di parlare con Everton, Watford e Corinthians. Mi guardo intorno e vedremo: non voglio sbagliare la scelta, per portarmi appresso il bagaglio d’esperienza di sei anni da allenatore". 
 
SUL CAMPIONATO -
"Pioli? Ha lanciato un messaggio, questo sì, ma per vincerlo c’è ancora un gran lavoro da fare. Io continuo a pensare che, vista l’evoluzione della Juventus, sarebbe un errore madornale considerare Allegri irrimediabilmente escluso dalla lotta; e il Napoli, che ha perso l’altro giorno, rimane in corsa. È una sfida a quattro". 
 
SUL MILAN - "La naturalezza con cui si cuce addosso un abito adatto alle caratteristiche altrui. Ti gioca nella maniera più idonea per soffocarti e quando ti attacca, lo fa con l’eleganza e l’atletismo di Theo Hernandez e di Leão. Al Napoli ha rubato la possibilità del palleggio". 
 
SULL'INTER - "E un’ampiezza alla quale attingere. Però le partite vanno vinte, Inzaghi lo sa bene e non è tipo da cullarsi sulle prospettive o sui pronostici. Ragioniamo alla luce di quello che esiste: per ora, Milan davanti e le altre più o meno staccate". 
 
CHI VINCE? - "Il giochino delle percentuali non mi diverte e le variabili sono tante. La Juventus aspetta l’Inter in casa, per dirne una. Il Milan, chi l’avrebbe detto?, ha pareggiato con la Salernitana e l’Udinese e poi è andato a vincere a Napoli, contro un’avversaria che sette giorni prima era stata capace di prendersi tre punti a Roma, con la Lazio, in un finale da uomini forti. In casi del genere, che sembrano quasi estremi, sarebbe eccessivo andare a cercare una favorita, ammesso che si possa: lo scudetto è un affare per quattro". 
 
TENSIONE NAPOLI - "La grande attesa qualcosa ha tolto, però anche prima che cominciasse la partita dell’Olimpico si dicevano le stesse cose, memori della sconfitta con il Barcellona. Il calcio muta di settimana in settimana, ci sono picchi di rendimento e pause che non si possono prevedere. E tutto ciò proibisce di sbilanciarsi". 
 
CERTEZZA - "Ci divertiremo sino all’ultima giornata o magari poco prima. Non immagino strappi decisivi che chiudano la sfida in anticipo: restano trenta punti a disposizione, che per l’Inter diventano trentatré, e pensate un po’ cosa può succedere". 
 
UOMINI-SCUDETTO - "Il Milan ha Giroud che segna gol decisivi utili per fare la differenza e sta per riabbracciare un Ibrahimovic che nessun altro può godersi, solo Pioli. L’Inter ne ha più di uno. Il Napoli dipende da Osimhen, dalla sua capacità di orientare il destino con i suoi gol. E la Juventus ha preso un attaccante pazzesco: Vlahovic è capace di difendere la palla con il corpo come pochi, è cattivo sullo sviluppo centrale e su quello laterale. Mi sembra un po’ stanco, perché giocare sempre toglie forze, ma alla sua età si smaltisce in fretta l’acido lattico".