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Ansia da plusvalenze. Sarebbe stata questa la causa dello scambio Cancelo-Danilo, una ragione prettamente finanziaria. Da qui i lamenti, le proteste di coloro che vedono nel portoghese un top-player ceduto per “un panchinaro” del Real prima e del City poi. Contro questa posizione maggioritaria si è levata subito la schiera dei “Cancelo non sa difendere”, gli apologisti, quelli che provano a riportare la questione su un piano tecnico-tattico. Il quadro è un po’ questo. Ed è a mio parere incompleto.
Ad esempio manca il fatto che Danilo piaceva alla Juventus già nell’estate 2017, ossia da prima che Guardiola lo strappasse alla concorrenza grazie al fascino del suo gioco e al potere d’acquisto del suo club. Poi ci sarebbe da affrontare sul serio e una volta per tutte Cancelo: sicuri che il problema sia soltanto la sua fase difensiva? Infine Danilo, il Danilo post Guardiola. Che giocatore è diventato il brasiliano dopo aver passato due stagioni alla corte del Re del bel gioco? E se questa presunta o inevitabile implementazione garbasse a Sarri?
 
I VERI ERRORI DI CANCELO – Così a memoria non ricordo un pasticcio in fase difensiva di Cancelo alla Juventus. Intendo un pasticcio fatale, da gol subito. Forse un ritardo, una diagonale mancata contro il Parma, ma poco altro ad essere sinceri. Certo delle imperfezioni qua e là si potrebbero anche trovare, tuttavia credo che il problema fosse noto ed evidente già dal suo arrivo in Italia, sicché alla Juventus è continuata a prevalere più la marchiatura che altro. Il luogo comune, insomma (con un fondo di verità, naturalmente). In realtà i veri errori Cancelo li ha commessi col pallone tra i piedi, e questo in giro lo sento ancora dire poco. A Bergamo, ad Amsterdam, nel derby della Mole quelli più macroscopici. Poi ci sono tutti gli altri, più o meno irritanti sul momento, che abbiamo dimenticato all’ombra del glorioso motto “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Chi si ricorda ad esempio di questa palla persa contro il Frosinone?



Appena addomesticata da Bonucci con un tocco di prima verso il compagno, questa palla ancora da ‘pulire’ viene dilapidata immediatamente dal portoghese per il solito eccesso di sicurezza. La tronfia ostentazione dei suoi mezzi tecnici se ne frega di un possesso appena riconquistato.  



Un dribbling di tacco e via, ciecamente contro un muro. 



Di ingenuità come queste, se ci pensate bene, ne troverete tante a rievocarle nella vostra memoria (probabilmente almeno una a partita). Questi errori che facevano indispettire Allegri, più o meno veniali con Allegri, alla lunga (ma forse anche prima) avrebbero fatto certamente infuriare Sarri. Con Sarri soltanto un giocatore potrà andare fuori dallo spartito e sappiamo già tutti chi è. Non chiedetegli di ‘tollerare’ altro.
 
NEI 70 METRI DI  SARRI - “Per 70 metri di campo pretenderò di vedere la mia impostazione, ma negli ultimi 30 metri vorrò vedere l’interpretazione dei giocatori”. Questa dichiarazione-manifesto del nuovo tecnico bianconero stride con lo stile ‘anarcoide’ (per essere buoni) del terzino portoghese. Specie nel primo terzo di campo, c’è una giocata tipica di Cancelo che può venirci utile. Anche quando gli riesce -ovvero il più delle volte, ad essere onesti- è una soluzione innanzitutto poco sarrista se ricercata spesso, in più per come viene eseguita si rivela intrinsecamente pericolosa. Beninteso, la giocata appartiene ormai al repertorio di molti terzini, è solo che Cancelo la esegue in maniera particolare, più ‘fragile’ se mi permettete.  



Ecco Cancelo che ha appena ricevuto palla dal portiere. Lo stop è fatto con l’esterno destro, si direbbe a causa della corsa diagonale effettuata per dare ampiezza. In parte è così, in parte no, è l’annuncio di una sfida. Cancelo in questi casi vuole sfidare l’attaccante in pressione. Sembra non abbia in testa nient’altro (al punto che se ne frega della postura di ricezione). Il più delle volte salta l’uomo sfruttando la sua raffinata tecnica monopodalica. Suole, rullate, interno-esterno, tutto molto appariscente ma tendenzialmente tutto molto di destro. Il che non resta privo di conseguenze: così facendo infatti Cancelo lascia esposto il pallone all’avversario per più tempo rispetto a qualsiasi altro terzino. Proprio mentre supera il suo avversario diretto, lì potenzialmente c’è già il Cancelo che perde palla contro un avversario più tignoso. 



Ma non è finita: questa conduzione ‘esposta’, che diviene perciò più fragile e traballante al di là dell’esito finale, sfocia talvolta ugualmente in una giocata poco ortodossa. Vogliamo continuare a chiamare ‘anarcoide’ questo lob per Khedira o possiamo chiamarlo col suo nome, errore d’impostazione? Qui andava servito rapidamente Chiellini per consentire alla squadra di lavorare sulla superiorità numerica sul lato debole (il pallone verrà recuperato da Zampano, invece, il quinto opposto del 3-5-2 del Frosinone).
 


DANILO E LA RETE–  Dunque le perplessità maggiori a mio avviso Cancelo le ha suscitate durante la gestione della palla, non senza. Ed è proprio sotto questo punto di vista che trovo Danilo più affidabile e maturo, anche se forse più lineare, per quanto essenzialmente brasiliano. Con ciò non ignoro le qualità del portoghese, né le sminuisco. Ma la gestione della palla trascende gli skills, è una dimensione superiore. C’entra la comprensione del gioco. Significa far parte di una rete intelligente in cui la tecnica è asservita alla manovra. Sotto, una delle prime gare di Danilo col City, nell’International Champions Cup, contro la sua ex squadra. 



Pressato e chiuso da tre uomini, Danilo anzitutto tiene mossa la palla. Gioca corto per Foden e riceve dallo stesso in spazi sempre più angusti. I rondos di Guardiola, uno, due tocchi massimo. Non importa il dove (se schierato a destra o a sinistra, come in questo caso), un terzino deve saper fare rete, è questa la sua priorità. Deve pensare come un regista. 
 


Ed ecco il passaggio chiave (di sinistro) per uscire dal pressing e orientare la palla verso zone di campo dove i rapporti di superiorità/inferiorità numerica sono vantaggiosi per il City. Nel calcio di Guardiola un dribbling riuscito può essere un errore, così come un passaggio esatto. Quel che conta è l’ intenzione, l’aspetto intenzionale di una giocata. 



DANILO POST GUARDIOLA – Con Guardiola Danilo ha abbandonato il binario di fascia su cui correva come un treno sia nel Porto che nel Real. La cosiddetta ampiezza infatti nel City non spetta ai terzini come di norma avviene nella maggior parte delle squadre disposte con un 4-3-3.  Quando i Citizens si portano tutti nella metà campo avversaria, infatti, allora gli esterni alti si aprono e le mezzali si alzano, formando una sorta di attacco a 5. Questa disposizione provoca il fenomeno dei ‘falsi terzini’, poiché altrimenti resterebbero dei vuoti pericolosi ai fianchi del centrocampista centrale (Fernandinho), ‘abbandonato’ dalle mezzali. Ed ecco allora che i terzini entrano dentro al campo, a sostegno e supporto della manovra. Sono vere e proprie cabine di regia, da cui partono anche non infrequenti cambi di gioco (Danilo ha un’ ottima qualità di calcio). Si forma così una specie di ‘piramide rovesciata’ (2-3-5) funzionale alle due fasi (accerchiamento e riconquista immediata).   



Non starò dunque a parlarvi della bella e potente falcata di Danilo, che gli è rimasta. Vi dirò a cosa gli è servita partendo da quella nuova posizione: non solo per le sovrapposizioni, ma anche e forse soprattutto per attaccare in verticale i corridoi di mezzo (half-spaces) proprio come farebbe una qualsiasi mezzala in un’altra squadra. Infatti è dai tempi di Lahm e Alaba che Guardiola usa i terzini come centrocampisti aggiunti. Non stupitevi allora quando li vedete disposti in questo modo durante un assedio. Mi riferisco qui a Walker e Danilo contro il Newcastle.  
 


De Bruyne scarica per il centrocampista centrale Fernandinho, che a sua volta fa arrivare velocemente il pallone a Danilo. Guardate il numero 3 dove riceve!
 


Altre volte è un terzino che cerca l’altro terzino forte, rasoterra, in orizzontale. Com’ è successo in occasione dell’unico gol di Danilo in Premier quest’anno: servito da Walker, Danilo ha controllato il pallone sulla trequarti opposta e ha punito dalla distanza l’Huddersfield. Qui invece nel prosieguo dell’azione contro il Newcastle si limita a pescare tra le linee Silva, con la sicurezza di un regista navigato.  



Guardiola ha raggiunto il parossismo quando in finale di Carabao Cup, all’inizio dei tempi supplementari, ha inserito Danilo come centrocampista puro al posto di Fernandinho, accanto a Gundogan. C’era Sarri dall’altra parte, sulla panchina del Chelsea.
Col nuovo tecnico bianconero tuttavia Danilo abbandonerà molte di queste mansioni estreme, toglierà le tende da queste zone centrali di campo, tornando terzino terzino. Ritroverà così il suo vecchio binario lungo la fascia destra, ma lo ritroverà con un bagaglio di opzioni differente, molto più ricco. Giocare per Guardiola infatti apre la mente, porta a una comprensione del gioco superiore. E Sarri lo sa. Lui che ha fretta e che ha bisogno di giocatori già pronti e già sintonizzati, lo sa benissimo. Non aveva tempo per correggere Cancelo e la sua bizzosa anarchia. Guardiola invece ha Walker, mal che vada.