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Mauro German Camoranesi, pezzo importante della storia della Juventus, si trova in questi giorni a Torino, mentre è in attesa di definire il suo futuro: “Sto aspettando un’offerta per un campionato turco, per ripartire con una panchina, sperando vada a buon fine”.
 
Nel frattempo, si è concesso ai microfoni de ilBianconero, per un’intervista esclusiva:
 
CHIELLINI – “Dal primo giorno un ragazzo umile, è sempre stato così. Frutto di una famiglia che lo ha aiutato, è molto intelligente, sempre consapevole delle sue capacità. Tantissimo carattere già a 20 anni, in allenamento non aveva premura, sapeva che il punto forte era la forza. In squadra era un giocatore importante. Con gli anni ha fatto un percorso da leader. Credo continuerà a farlo anche all’estero. Per me, l’ultimo difensore della vecchia scuola, che sa fare reparto da solo. Ha migliorato tutti i suoi compagni di reparto, un giocatore favoloso, da fare un dvd e far vedere nei settori giovanili”.
 
DYBALA – “Con il pubblico bisogna andare piano, ragiona con il cuore, non con il budget. Sono cose separate, quello che Dybala ha regalato al pubblico è indelebile, va detto e preservato. Poi, gli accordi si fanno in due. Non è questione di colpe. Lui rimane un giocatore che, come lui, in Italia, ce ne sono pochi. Negli ultimi 10 anni è sempre stato protagonista”.
 
LA STAGIONE DELLA JUVE  – “Da tifoso è difficile fare un’analisi. Negli ultimi 4 anni determinati obiettivi sono cambiati, cosa vogliono lo sanno all’interno. 3 allenatori in 3 anni, diversi giocatori con diverse caratteristiche. Quello che non capivo, 2 anni fa c’era un certo progetto, poi è arrivato un allenatore (Sarri ndr) che ha avuto calciatori non adatti alle sue idee. Vero che si è vinto il campionato, ma perché le altre erano sotto un treno. Primo segnale che il futuro sarebbe stato difficile. Quest’anno la Serie A l’ha vinta la miglior squadra, è stata coerente tra quello che proponeva in campo e quello che cercava. Quanto ci metterà la Juve a riprendere il Milan? Una questione di investimenti, come allenatore ti inventi poco. Non importa come giochi, conta fino ad un certo punto, ma ci vogliono buoni giocatori, quando vai in campo i valori si vedono. Per la Juve è un anno di transizione, anche se nelle grandi squadre l’anno di transizione non esiste”.
 
DA ALLEGRI A SARRI – “Nel passaggio da una mentalità all’altra, i calciatori erano quasi gli stessi ed entrambi sono arrivati all’obiettivo. L’idea conta poco, se hai giocatori di qualità in campo puoi giocare come ti pare, loro ti portano al risultato. Lo stesso allenatore, con altri valori, arriva a metà classifica. Allegri ha ragione, se no i giocatori varrebbero tutti uguali, ma non è così”.
 
FINALE DI CHAMPIONS – “Non mi è piaciuto il Liverpool, non ha fatto la partita che doveva. Si è adattato molto ad un gioco che conveniva al Real Madrid. Il Madrid ha vinto la coppa giocando come era comodo”.
 
PASSATO NELLA JUVE - “Bei ricordi, 15 chili fa. Sono sempre a Torino, son sempre qua, dimostra l’amore e l’affetto per questa città. Allo stadio? Ne ho viste un paio, ho visto anche gli ottavi contro il Villarreal”.
 
TIFOSI – “Lo stadio fa, durante la pandemia era strano, il pubblico aiuta o penalizza. Nelle piazze importanti aiuta”.
 
DE LIGT – “Un giocatore strepitoso, ha un futuro enorme, ha già dimostrato il suo valore. Non conosco giocatori che non hanno commesso errori. Lo vedo fuori dall’Italia, in altri campionati con più duelli individuali, lo vedo più in Premier che in Serie A. A me piace da morire”.
 
CUADRADO – “Sempre stato il mio preferito, quello che mi fa divertire di più”.
 
DANILO – “Mi piace molto”.
 
KESSIE’ – “Calciatore moderno, adatto a chi vuole qualcosa di importante”.
 
PJANIC – “Mi piaceva molto, per come fa girare la squadra, peccato non ci sia più”.
 
CHIESA – “Quando c’è e sta bene è diverso dagli altri”.
 
CENTROCAMPO – “Le cose si decidono in area, devi avere un buon attaccante e un buon portiere, il resto si sviluppa”.