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Ma quale derby della Mole. Il primo derby vinto da Maurizio Sarri fu Sangiovannese-Montevarchi. Serie C2, stagione 2003-04. La “Sangio” ne vinse tre su tre, due in campionato e uno in Coppa Italia. In quella squadra, che poi venne promossa in Serie C1 tramite play-off giocava Simone Calori che oggi è allenatore della Sangiovannese. “Per me è un onore e un’opportunità incredibile – racconta -. Qui a San Giovanni ci sono stati tanti grandi allenatori come Braglia, Sannino, Acori. Gente che poi ha allenato in Serie A. Sono sempre stato in ottimi rapporti con Sarri e sentire lui che la riporta a livelli nazionali mi inorgoglisce. Sarri vuole bene alla Sangiovannese e tutte le volte che torna ritrova chi faceva parte di quella squadra in qualche ristorante per fare bisboccia”.

Che effetto le ha fatto sentire le parole di Sarri sul derby del Valdarno?
“Che mi fa ridere...il mister è il mister, non è cambiato. Anche sedici anni fa era così, da questo punto di vista non è mai cambiato. È sempre stato così, spontaneo, una persona attaccata ai posti e alle società dove è cresciuto. Io ho partecipato a quegli anni e sono ancora più contento che abbia citato la nostra squadra. Quell’anno fece en-plein, vinse tre derby su tre, due in campionato e uno in Coppa Italia. Sangiovannese-Montevarchi è sempre stato straordinario. Io ho giocato a Pisa e Salerno ma questo derby del Valdarno è difficile da trovare visto anche il rapporto abitanti tifosi".

Cosa le ha insegnato dal punto di vista calcistico?
“La tattica, ovviamente, e lo stare attento a ogni dettaglio. È uno metodico che vuole migliorare anche il centimetro, ogni aspetto, anche quelli che non esistevano. Piuttosto se li inventava. Già allora guardava ogni minimo dettaglio e ci stupiva ogni volta. Eravamo un gruppo di soldatini che lo seguiva in tutto e per tutto. Ha i suoi modi però è buffo, una persona piacevole e io gli devo tanto per la carriera che ho fatto. Non ho giocato in Serie A ma mi ha reso più giocatore”.

La sensazione è proprio questa, Sarri è uno che insegna calcio…
“Il suo modo di giocare è più incanalato, ci sono più paletti rispetto ad altri. Il suo modo di vedere il calcio parte da lontano, a noi diceva sempre: ‘Un collaboratore che ha fatto i dilettanti può fare tranquillamente la Serie A perché tutte le problematiche che ci sono nei dilettanti in Serie A non ci sono’. Infatti i suoi collaboratori vengono tutti da quell’ambiente e stanno facendo benissimo".

La Juve è una bella sfida…
“La prima è stata il Napoli. Già in preparazione fermava il gioco per spostare Insigne cinque centimetri più a sinistra. Pensai: ‘Dopo due o tre giorni lo manda a quel paese’ e invece Sarri non lo fa da presuntuoso, sa farsi voler bene perché è così come lo vedi. Come tutti ha i suoi difetti ma è una persona speciale, squisita”.

Alla Juve sta facendo tanto turnover anche perché ne ha la possibilità. Ancora non c’è un titolare tra Dybala e Higuain. Ma lui chi preferisce?
“Il Sarri del passato avrebbe scelto Higuain a occhi chiusi. Magari uno come Dybala non lo guardava nemmeno perché faceva troppi tocchi. Però Sarri ha sempre continuato a guardare avanti, si è proiettato nel futuro. È un vero insegnante e credo che ora tra Dybala e Higuain ci sia poca differenza. Migliorerà ancora”.

Domani c’è una un’altra partita importante in Champions. Cosa dice Sarri alla squadra prima delle partite chiave?
“Noi facevamo riunioni dentro lo stadio alla vigilia della partita e lui ti diceva ogni dettaglio di ogni giocatore avversario. Quando dico ogni dettaglio intendo anche cose tipo: ‘Ho saputo che l’attaccante ha litigato con la moglie, quindi appena entri in campo digli qualcosa per farlo arrabbiare’. Ci faceva impazzire. Ci chiedevamo: ‘Come fa a sapere tutto?’. Quando ci allenava c’erano ancora le cassette e lui si chiudeva nella sua stanza a vedere amichevoli registrate della prima categoria. Si ricordava di cose assurde”.

E a voi cosa diceva?
“Il giorno della partita ci prendeva uno ad uno e ci diceva cosa fare anche in base a cosa avevamo fatto in settimana e nella partita prima. Se nel match precedente avevi fatto bene ti diceva: ‘Occhio che sei a rischio cazz…’. E poi c’è la scaramanzia…”

Che faceva?
“Ne faceva di cotte e di crude. Una volta andammo in trasferta a Grosseto, l’albergatore aveva assegnato tutte le camere e a lui era toccato un numero pari. Lui lo voleva dispari ma le stanze erano tutte finite. Alla fine il padrone dell’albergo è dovuto uscire dalla sua camera per darla a lui perché quella era dispari. Poi faceva dipingere di nero le scarpette colorate, sono stati anni bellissimi”.

@lorebetto