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Tutti i club, insieme a Madrid (e non solo) per il futuro del calcio. I presidenti di moltissimi club d'Europa si sono riuniti nei giorni scorsi nella capitale spagnola per discutere del programma internazionale dal 2024 in avanti. Il nuovo calcio passa dall'Eca, dalle sue decisioni e dalla lotta in corso tra Agnelli (e i suoi molti sostenitori) e tutti gli avversari, tra cui molti patron italiani. Oggi, a Nyon, il secondo round con la Uefa al centro. Intanto, sui principali quotidiani sportivi in edicola oggi, ecco le parole dei protagonisti.

VAN DER SAR - Il dirigente dell'Ajax ha spiegato così il progetto di Agnelli e dell'Eca: "Non c’è nessun progetto di Superlega chiusa o di Champions la domenica. Parliamo di fatti. Vogliamo aumentare le partecipanti, fare in modo che i club più piccoli possano svilupparsi, cominciando dall’ultima coppa per arrivare in Champions. Anche perché i campioni di Real, Bayern, Psg nascono anche a Istanbul e Sarajevo. Non è facile parlare di correttezza, il Tottenham s’è lamentato dello spostamento del campionato olandese ma l’Ajax ha 8,5 milioni di diritti tv e loro 80".

CAIRO - "Agnelli è intervenuto, si è portato come guardaspalle Van der Sar, ma il suo è stato un intervento tremolante. Non ha detto niente. “Rispettiamo tutti”, sì, ma a parole… Dice una cosa e ne fa esattamente un’altra. È molto grave. Se passa l’idea del campionato al mercoledì, cosa faranno durante il fine settimana i tifosi delle squadre non qualificate nelle coppe? Il mercoledì la gente lavora. Dice che discutiamo di aria fritta? Allora dovrebbe smentire queste voci. Tutti i club con cui ho parlato dicono di non sentirsi rappresentati dall’Eca, anche se sono tra i 109 che ne fanno parte. Nel board dell’Eca, su 15 componenti, nove sono top club. C’è poca democrazia. Continuando così ci sarà una rivolta assoluta, una guerra civile del calcio. Perché sarebbe una specie di colpo di stato di pochi club.  La mia proposta? Un tavolo aperto in Lega per una proposta italiana da portare alle Leghe europee".

DE LAURENTIIS - "Tebas fa il politico, il sindacalista, il Robin Hood, ma perché quando parlava con Ceferin non proponeva che andassimo all’incontro anche noi club invece di chiamarci ora? Parla di ripartizione e di solidarietà al 20%. Ma quando? Solo se raddoppiamo il fatturato possiamo dare questa cifra! I problemi sono altri, la sicurezza, i procuratori che sottraggono milioni, il mondo che cambia e che noi non seguiamo: oggi i ragazzi si appassionano ai videogiochi e non vanno allo stadio. All’Eca si lavora bene anche se poi si sono resi conto delle stupidaggini che sono trapelate sulla nuova Champions e qualcuno ha detto di star zitti. Io sono dell'avviso che sia la Champions League che l'Europa League si sono invecchiate, hanno fatto il loro corso, ma non è che con una manciata di soldi in più si accontentano gli altri club, perché così facendo non accontenti la crescita del calcio".

LOTITO - "È finito il tempo dei servi della gleba. Il calcio non è solo business, devono essere salvaguardate tutte le componenti. Serve una cabina di regia tra club e Leghe per dialogare con l’Uefa. Non possono essere 20 società a decidere il futuro di tutti".