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Giornata speciale oggi per Gigi Buffon. Il portiere della Juventus sarà nominato Ambasciatore dello United Nations World Food Program, che ha l'obiettivo, attraverso l'assistenza alimentare, di salvare le vite a oltre 90 milioni di persone colpite da conflitti e disastri naturali. Dall'Allegro Palace, ecco le parole LIVE dell'estremo difensore bianconero.

L'ORGANIZZAZIONE - "La conoscevo dal 2003, in una partita al Friuli con l'Udinese - vincemmo 3-0, fa bene al morale ricordarlo -, entrammo al campo con la maglia con il simbolo del programma (spunta una foto con la maglia 'Senza fame si impara meglio', ndr). Ricordo: ero giovane e pieno d'energia, ma non la maturità di oggi, che fa la differenza. Conobbi il programma e tutto quello che fa, a cui viene attribuito il da farsi. Tutto quello che fa per il bene di questi bambini. Mi sono ritenuto un privilegiato: ricevere questa proposta, tutt'altro che indecente, mi ha reso orgoglioso. Credo di averci messo poco tempo, ho accettato una sfida - perché di sfida si tratta - e sono uno a cui piacciono tantissimo. Non ho l'illusione di salvare il mondo, dare da mangiare all'intero pianeta. Un piccolo contributo sono certo di poterlo dare. Sarà una piccola voce che magari darà esempio ad altri. Deve diventare un sistema contagioso, per riuscire magari a far mangiare tutte le persone che necessitano". 

PIACERE - "E' un piacere. Volevo aggiungere questo che non è da poco: quando si tramandano queste storie, che sono vere, che manca il cibo e la gente muore di fame... a furia di sentirle, non riescono più a colpirti e a stimolarti nel poter fare qualcosa per aiutare il prossimo. Per me era un'occasione per toccare con mano quello di cui sentivo parlare da bimbo. Sarà un'avventura straordinaria dal punto di vista umano". 

NUOVI ASPETTI - "La nomina di ambasciatore per me è un qualcosa di molto valido, mi rende orgoglioso, è poco ma sicuro. Come detto prima, quello che m'interessa, oltre all'aiuto d'immagine che darò senza faticare, mi piacerebbe rimboccarmi le maniche e mettere le mani nello sporco e dove c'è sudore e terra. Credo sia l'unica, vera ragione e l'unico e vero motivo per cui ho accettato questo. Per una crescita mia personale, dovuta alle esperienze che mi toccheranno, segneranno, piaceranno".

MISSIONI - "Partendo dal presupposto che il mio lavoro è ancora il calciatore, e ci tengo a sottolinearlo perché mi reputo competitivo e in salute, penso che ci sarà spazio e vorrò ricavarne per andare sul campo per toccare con mano determinate realtà. Se avessi dovuto fare solo la figurina, non mi sarebbe piaciuto. Avrei ringraziato, ma sarei rimasto a casa". 

COINVOLGERE ALTRI - "Sicuramente mi piacerà trasferire un certo tipo di consapevolezza su quello che il calciatore, o un personaggio famoso, rappresenta al di là dei confini calcistici e italiani. Stiamo parlando di nazioni e popolazioni che in molti non conoscono. E' un qualcosa che può sensibilizzare. Il vero goal, obiettivo, è cercare di sensibilizzare e far emergere questo tipo di problema affinché qualcuno dica 'qualcosina posso farla anch'io'. In gruppo ci si può aiutare".