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"Preferisco ritrovarmi senza benzina in alto mare dopo una traversata alla velocità di cento nodi, piuttosto che rientrare lentamente e mestamente in porto". Parola di Gigi Buffon, che domenica compie 40 anni e sta valutando seriamente se continuare a giocare ancora un anno. Il numero 1 della Juve si racconta in un'intervista a La Repubblica: "In questo momento sono una persona felice. Il pianto di Milano andava oltre l’amarezza di un fallimento che pensavamo impossibile, è stata la conseguenza di una grande responsabilità sportiva nei confronti dell’intero paese e la reazione di un uomo che a quarant’anni avverte le emozioni in maniera più profonda rispetto a quando ne aveva venti".

IL LUNGO INFORTUNIO - "Nella vita nulla accade per caso. La sosta mi ha fatto bene, mi ha inviato un messaggio chiaro, mi ha costretto a pensare. Oggi sento dentro di me un desiderio di competere anomalo per la mia età".

ADDIO AL MONDIALE - "Addio al sesto Mondiale e al record di presenze in Serie A? Incontrerò presto il presidente Andrea Agnelli e ne parleremo. Voglio il bene della squadra, capire che tipo di vestito posso indossare, se la Juventus pensa che io possa essere ancora importante. Mi piacerebbe, ma la soluzione migliore va trovata con la società. Dobbiamo costruire assieme, se possibile, un percorso logico e condiviso. Certo è che non voglio diventare un problema né per la Juve né per i miei compagni. Se sarei disposto ad accettare anche un’alternanza tra i pali con Szcsesny? Ho sempre dato spazio agli altri. Sono contento per Tek. È un grande portiere e se dovessimo vincere il campionato gran parte del merito sarà suo. Come suo sarà il futuro. Se Agnelli rifiutasse? Non andrei da un'altra parte, la Juve o nulla".

TEMPO E RIFLESSI - "Quanti solchi scava il tempo sui muscoli e i riflessi di un portiere? È una risposta che mi crea imbarazzo e disagio. Non voglio passare per un vecchiaccio che mente persino a sé stesso per aggrapparsi con le unghie e i denti al suo monumento e alla pagnotta. In questa stagione ho fatto un'imperfezione contro l'Atalanta e un errore su punizione con la Spagna. Ho giocato partite da fenomeno, altre normali, altre ancora magari modeste, eppure la Fifa mi ha premiato come il miglior portiere del 2017. Mi sento come mi sentivo sei, sette anni fa. È la risposta vera. Se non la convinco chieda un giudizio ai miei allenatori, loro mi valutano in campo ogni giorno. Che cosa farò nella prossima vita? Ancora non ci ho pensato. Qualche giorno fa ho chiesto consiglio a Lippi. Ci siamo sentiti al telefono. Prenditi un anno sabbatico, mi ha detto Marcello, guarda il mondo del calcio dall’esterno e con un po' di distacco, cerca di capire che cosa ti interessa veramente. Glielo ripeto: non cerco un porto sicuro, meglio avere addosso un po' d'ansia. Ho sempre convissuto con la paura, invecchiando ho imparato a tenerla a bada, sono diventato più umile. Dopo, mi rimetterò a lavorare. Tutto qui".

DIRIGENTE O ALLENATORE? - "Se succederà non sarò l'allenatore di un club. Ho una compagna, tre figli che adoro e alle spalle ventotto anni di vita quotidiana organizzata dagli altri minuto dopo minuto. Vorrei prendermi il lusso della noia. Ci sono momenti nel quali desidero essere solo, ma solo solo. Mezze giornate mie in cui posso fare di tutto, durante le quali nulla mi è proibito".

CT DELLA NAZIONALE -  "Se ci ha fatto un pensiero? Ecco, un incarico da ct non mi dispiacerebbe. È un impegno stimolante, con una responsabilità istituzionale e educativa. Rappresenti un paese intero. Unisci, non dividi. Ma non è una candidatura per guidare l'Italia. Ho detto che mi piacerebbe fare il ct di nazionali, non degli azzurri".