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Gianluigi Buffon, ex portiere e capitano della Juventus, al momento svincolato dopo l'addio al Paris Saint-Germain, ha parlato in una lunga intervista a Il Corriere dello Sport. Queste le sue dichiarazioni più significative:

ADDIO AL PSG - "Già cinque mesi fa il PSG mi aveva anticipato che a fine campionato mi avrebbe proposto il ruolo di secondo. Da gennaio ho avuto tutto il tempo per pensarci su e sono giunto alla conclusione che non fa per me, così ho rinunciato a tanti soldi (8 milioni di euro ndr) e all’opzione per un altro anno. La loro richiesta era assolutamente legittima, comprensibile e l’offerta allettante. Ma, a 41 anni, ho un bisogno quasi fisico dell’emozione, sono appunto alla ricerca dell'emozione".

IL FUTURO - "Oggi mi ritrovo come un’estate fa, ovvero in una straordinaria condizione di serenità, in uno stato di totale relax dove tutto è aperto e tutto si può chiudere tra dodici mesi come tra quindici giorni. Qualche bella proposta mi è arrivata, ma se mancherà la spinta che desidero potrò decidere di regalarmi un anno tutto per me, tutto mio. Un anno di formazione".

FUORI DAL CAMPO - "Vorrei frequentare il corso allenatori, il corso per direttore sportivo, quello per dirigente d’azienda, mi piacerebbe perfezionare la conoscenza dell’inglese. In due parole, vorrei strutturarmi per tenere aperte tutte le opzioni. Lasciami sottolineare però che l’esperienza di Parigi è stata eccezionale sotto tutti i punti di vista. Un solo segno negativo: ho tolto molto a mia moglie e ai miei figli, ma voglio avere il tempo per farmi perdonare".

STELLA DI CONTE - "Ho letto che qualche tifoso juventino aveva chiesto di togliere la stella di Conte dopo il suo passaggio all’Inter, ma lui è uno che per la Juve si è speso fino all’ultima goccia di sudore da giocatore e poi da allenatore. E lui è un uomo tendenzialmente diffidente. Le scelte professionali, anche se spiazzanti, non possono sporcare un passato intenso come il suo. Lui non ha mai tradito, non è il tipo che bacia la maglia, aderisce pubblicamente al progetto e poi alimenta i conflitti nello spogliatoio o in società. Considero il suo ritorno importante per tutto il sistema, così come quelli di Maldini, Boban e Sarri".

SARRI ALLA JUVE - "Vogliamo paragonare i quindici anni di Conte alla Juve con i tre di Sarri al Napoli? Ho toccato con mano la competenza del presidente, di Fabio e Pavel. Chi segue sempre gli stessi percorsi raggiunge sempre gli stessi traguardi e la Juve che cerca la Champions ha voluto tentare la strada della discontinuità, partendo dal presupposto che la squadra è difficilmente migliorabile. Sarri non è rivoluzione, né scommessa. È un percorso inedito, un’altra storia".

ALLEGRI - "La classe con cui ha gestito l’addio è stata eccezionale. Trovo che fosse il momento giusto per chiudere per tutti. Nessuno avrebbe potuto fare meglio di Max in questi ultimi cinque anni. Nessuno".

RONALDO - "Non scelse l’Italia, scelse la Juve. La Juve, se mi permetti, è una realtà a parte. Ci siamo visti a Torino, Ronaldo è molto altro".

RABIOT - "Rabiot è incredibile, fortissimo. E anche un ragazzo perbene e un ottimo compagno di squadra, le tempeste mediatiche che l’hanno visto protagonista non so proprio da cosa dipendano. Quello che ho conosciuto io è un fuoriclasse, un mix fantastico: ha la forza fisica di Pogba, è un autentico armadio, la personalità nel gioco di Vidal e potenzialmente il dinamismo e la capacità di inserimento di Marchisio. Deve migliorare i tempi di ingresso nell’area avversaria, può diventare uno da dieci gol campionato".