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Dopo 23 anni di carriera leggendaria tra i professionisti, ogni critica appare come un tiro fin troppo facile da parare per Gigi Buffon. Che, all’ultima stagione con la maglia della Juventus e della Nazionale italiana, ha ancora motivo per difendersi da quello che lui stesso settimane fa ha definito “un tiro al piccione”. Ma se mettere in discussione il capitano bianconero suona insensato, ancora prima che ingiusto, l’ultimo scivolone contro l’Atalanta sembra aprire nuovi scenari per un anno cominciato sotto i migliori auspici.

COINCIDENZE - La punizione del Papu Gomez parte fortissima, supera la barriera bianconera e si infrange contro i guantoni di Buffon. Che, con il senno di poi, avrebbe potuto respingere il pallone ben più lontano dal piede rapace di Caldara. Il resto è storia: l’Atalanta torna in partita, cresce e completa la rimonta con il colpo di testa di Cristante. I primi punti persi dalla Juve in questo campionato non pesano soltanto sulle spalle del numero uno, ma trovano comunque nelle sue mani da top player una buona dose di motivi. Considerando Champions e Supercoppa italiana, la quota di gol subiti dalla squadra di Max Allegri in questa stagione sale a 11: tanti, troppi per chi ha sempre fatto della fase difensiva la propria carta vincente. Colpa di Buffon? Quasi mai, se la mente torna alle parate su Messi e Suarez che al Camp Nou hanno evitato un risultato ben più tragico del 3-0 per il Barcellona. Rimane però un’inquietante coincidenza, che si sofferma su due partite decisive di questo inizio di stagione: al Bernabeu contro la Spagna e - appunto - all’Atleti Azzurri d’Italia contro l’Atalanta. In entrambe le occasioni, quando la posta in palio era altissima (rispettivamente qualificazione diretta al Mondiale e aggancio al Napoli), Buffon è incappato in altrettante serate nere. Con conseguente “tiro” al portiere più forte della storia.

BUFFON COME HIGUAIN - Il parallelo con Gonzalo Higuain, proposto dallo stesso Buffon dopo il match contro l’Olympiacos, calza allora alla perfezione. Le (rarissime) papere del portierone come i periodi senza gol del Pipita. “Significa aver abituato sempre abituato bene gli spettatori”, ribadisce con orgoglio il capitano della Juve. Vero, verissimo: ma se è ovvio che sul rendimento complessivo di un campione non incidono i pochi momenti deludenti, la sensazione è che lo stesso Gigi si aspettasse un’ultimo giro di valzer diverso. Soprattutto considerando la presenza di un vice - Wojciech Szczęsny - che sembra pronto già a trasformare il futuro in presente. Due partite da titolare e due clean sheets per il polacco: forse una pura casualità, però Allegri ha comunque dimostrato di fidarsi ciecamente dell’ex Roma e Arsenal, utilizzandolo subito con maggiore continuità rispetto a Storari e Neto. “E’ stato il migliore per continuità lo scorso anno, il club ha fatto bene a prenderlo”, sono le parole al miele ripetute più volte da Buffon all’indirizzo del compagno. L’eredità è lì, pronta per essere colta. Il compito di ritardare quel momento, parando per l’ennesima volta critiche a tratti assurde, è ancora nelle mani di Gigi.


@mcarapex