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A 'Nettare', talk e interviste a cura di Martina Maccari, ha parlato Leonardo Bonucci

L'INTERVISTA CON LA MOGLIE - "Sono a mio agio a differenza di quello che pensavo fino a 10 secondi fa. Perché ti vedo felice ed emozionata, trasportata da questo. Per me è bello essere qui, uno dei protagonisti di quest'avventura che hai intrapreso. Non ti ho mai visto così dentro una cosa. Nelle interviste normali devo essere Bonucci, ora posso essere Leonardo e tu lo conosci. Sono più tranquillo rispetto a quando sono Bonucci. A volte mi è dispiaciuto mettere dei paletti alla nostra situazione, al tuo modo di essere. Ma in quel momento c'era bisogno di farlo per tutelare ciò che ero e ciò che eravamo. Sono fiero di quello che abbiamo costruito, di ciò che siamo, innamorato di ciò che sei. Nello stesso tempo non devi ringraziarmi, io sono stato l'ostacolo più difficile in questi anni. Grazie al sentimento che c'è tra di noi e che ci ha permesso di superare ostacoli difficili". 

I PROGETTI - "Fin dal primo minuto, essere parte di due mondi opposti ha fatto sì che questi due mondi si toccassero e si abbracciassero, diventassero una cosa unica. E' stato un percorso lungo. Da quando me l'hai raccontato, ho pensato: posso far capire a Martina che non esiste solo il calcio. Che lei ha trovato la sua strada. Io ero contentissimo. Era una dimostrazione d'amore enorme". 

CALCIO - "Non disprezzo ciò che ho al di fuori della famiglia. L'ho amato, lo amo e lo amerò anche quando smetterò di giocare. Bonucci è Bonucci ma sai  bene quanto mi piaccia essere Leonardo. Essere anche un tuo aiuto nella vita di tutti i giorni, ma anche in questo progetto. E' importante tanto quanto essere Bonucci. In Bonucci soddisfo il mio ego, quello che ho sempre cercato di voler raggiungere a livello individuale. Ma ho sempre voluto una famiglia, tre figli. I tatuaggi così per me erano messi proprio per quelli: insieme li abbiamo cresciuti e oggi siamo in grado di vivere due mondi completamente all'opposto. A me basta essere quella virgola, perché nel mio mondo tu sei stata una virgola importante ma non faceva per te. Io ora voglio ricambiare".

GLI INIZI - "Da Viterbo sono partito catapultato a Milano. Ma cos'era Milano? Io l'avevo vista scritta, ero uscito poche volte da Viterbo. Mettermi in discussione in un progetto di vita, perché questo è diventato, andar via di casa a 17 anni e vivere da solo è stato un progetto di vita che fortunatamente ha avuto i suoi effetti. Alla fine quel biglietto della metro era il mondo caotico che è il calcio. Non ti puoi fermare un attimo e devi prendere quella metro e farlo da solo poi, senza nessuno che t'insegna niente. E' stato difficile". 

AI FIGLI - "Non che a me sia mancato l'appoggio dei miei genitori, anzi io li ringrazio per avermi lasciato andare, per avermi permesso di fare ciò che ho fatto. La scelta di andar via a 17 anni. Qualcuno poteva spaventarsi, ma il loro amore me l'hanno dimostrato in quel frangente lì. Il mio sogno era di fare quel lavoro e me l'hanno permesso. Mi hanno trasmesso il loro amore in maniera forte però per carattere, per come sono, un po' fredda. Questo negli anni dopo se l'è portato dietro anche nei comportamenti in una telefonata, tante volte, dici ma com'è possibile che ai tuoi dura 30 secondi. Quando partiranno, e un giorno partiranno, vorrei non farle mancare questo lato qui. Cioè il calore di un padre e di una famiglia che trasmette al figlio il fatto di esserci e vorrei che i miei figli percepissero questo. Le scelte che faremo come dimostrazioni d'amore". 

FUTURO - "A quello che abbiamo passato, un po' a galleggiare ce l'ha insegnato. Al futuro ci penso in maniera molto serena, molto tranquilla. Al momento. Poi quando arriva bisogna vedere. Però lo sai che sono un ansioso, no? Io se ci penso adesso sono molto, molto sereno. Al contrario della mia indole caratteriale. Sono sereno perché alla fine so che quel sogno che avevo rincorso da bambino l'ho realizzato. So anche che poi avrebbe avuto un inizio e una fine. Come nello stesso modo so già che vorrò fare da grande. Che sarà un altro punto difficile della nostra storia. Però prima di iniziare quel futuro lì, penso al nostro futuro e lo vedo sereno. Dopo tanti anni arriva un momento in cui dici: ho fatto ciò che dovevo fare, e ora mi godo quello che ho ottenuto e avuto dalla vita. Non so se tra due, tre, quattro, cinque anni, quando si chiuderà la mia carriera. Ma quando finirà, il tempo che passeremo insieme sarà bello, divertente e faremo tante cose che tu per amore mio e io per amore di questo lavoro non abbiamo fatto. Forse anche dalla mia faccia si vede: sono sereno per ciò che sarà. Galleggeremo alla grande per questo":