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A esplicita domanda di un collega insistente: “Te la senti di chiedere scusa ai tifosi per essere andato via e tornato dopo un anno di Milan?”, il tribuno della plebe ha preferito glissare. Non ci ha chiesto “scusa”! L'unica cosa che un capopopolo doveva fare nei confronti della massa.

Dimostrerò sul campo la mia dedizione alla causa”. Ci mancherebbe altro che un professionista (come più volte si è definito durante la conferenza stampa) non si desse da fare per dimostrare il proprio valore in campo. E dove se no, alla playstation? A 5,5 milioni annui, ben 2 in più di quando se ne è andato, alla faccia della riduzione dell'ingaggio?

“Io sono un professionista e come tale mi voglio comportare per dimostrare bla bla bla...” O.K. Bonucci, prendo atto. Come professionista ti considererò, nel bene e nel male. Senza entusiasmo ed affetto. Questi sentimenti li riservo per altri, che hanno considerato la Juve un privilegio e non un'opportunità come, da quanto dici e dal tono con cui lo dici, è chiarissimo sia il tuo sentire.

Ah, per chi non lo avesse ancora inteso, sto commentando la mezz'ora di prammatica, per obbligo di palinsesto, riservata ai media di tal Bonucci Leonardo, “nato juventino” a sua detta e pronto a saltare come le quaglie di qua e di là dal Ticino, a seconda dei moti d'animo. Da autentico “professionista”.

Mi viene in mente Manzoni, ma con rabbia. “Soffermàti sull'arida sponda/vòlti i guardi al varcato Ticino/…/certi in cor dell'antica virtù...” Quale virtù, Leonardo? Andarsene da casa tua sbattendo la porta blindata, salvo poi piangere lacrime amare per essere approdato in un tugurio, senza arte né parte? Era allora il marzo 1821, ma ad agosto 2018 non è cambiato nulla. Almeno, rispetto ai tuoi d'animo, quelli erano MOTI per davvero.

Una mezzora di conferenza stampa senza un sussulto, un tentativo di ammiccamento verso i tifosi “paganti e non”, con giornalisti che dopo 5 minuti avevano esaurito le 3 domande essenziali: Perchè te ne sei andato via? Perchè sei tornato? Quando hai capito che avevi sbagliato? Appresso, 25 minuti di sbadigli e di solenne attesa di una spiegazione non banale. “Sono qui perché considero ancora la Juve , casa mia” Ancora? Ah, se al Milan ti fosse andata meglio, magari quella là, diventava casa tua. Tanto che ci vuole da Milano a Torino in Frecciarossa? Tre quarti d'ora. Non mi insaponare con “la famiglia sta a Torino”.

Te ne sei andato da casa tua, di notte, dalla porta di servizio, lusingato dal raddoppio dello stipendio, roba che comuni mortali come noi non raggiungerà in tutta la carriera lavorativa. Avevi litigato forse con l'Amministratore del condominio, va bene. Sapessi quante volte ci copriamo di improperi con gli amministratori nostri, eppure non vendiamo casa ogni mese!
E' quasi un'ora che hai finito di rispondere e sto qui aspettando una buona novella che tarda a venire: una manifesta dimostrazione di umiltà. Nemmeno esibire la maglia numero 19 sa di bentornato, dato che è una gentile concessione di Perin. Vedi, Leo, anche i nuovi arrivati ti precedono nell'umiltà.
Nuovi arrivati come te, che non cambi mai l'impostazione del volto, concentrato nel “non dire” le verità scomode che ti connotano.

Vedendoti un'altra volta con i miei colori (ho la mano sul fuoco che sono i miei, che lo siano anche per te “professionista” nutro molti dubbi), sarò costretto a tollerare la tua presenza. Non era previsto CR7 nell'abbonamento, non era previsto nemmeno il “figlio prodigo”. Lo accetto obtorto collo. Ti dico solo, per quel che ti possa fregare, che la strada per tornare a casa nostra (non tua) è lunga lunga lunga.

Non avere chiesto “scusa” non è un bell'inizio. Si può essere tribuni della plebe per professione, ma il nostro cuore non si compra a buon mercato e soprattutto non si baratta a bella posta, attraversando il Ticino.
 
P.S. Tutto ciò che è stato detto in conferenza stampa, è virgolettato, a buon intenditor...