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Una finale di Youth League sfiorata, prestazioni eccellenti e tanti giovani – oggi protagonisti alla Juventus o altrove -, lanciati nel calcio professionistico. Dopo un percorso nel settore giovanile, Andrea Bonatti è stato l’allenatore della Juventus Primavera dal 2020 al 2022. Nelle sue squadre hanno giocato Fabio Miretti, Matias Soulé, Koni De Winter, Enzo Barrenechea e tanti altri.
 
Oggi, in particolare, abbiamo chiesto ad Andrea Bonatti il suo punto di vista sul percorso di crescita di Fabio Miretti, finito nel mirino della critica dopo la prestazione di ieri sera contro il Lecce.


 

L’intervista ad Andrea Bonatti, ex allenatore della Juventus Primavera



 
Lei che lo conosce bene, cosa ne pensa dello sviluppo di Fabio Miretti e delle critiche di queste ore?
 
“Miretti è un giocatore di grande talento ed è nell’ambiente giusto, circondato dalle persone giuste, per poter crescere. È juventino nell’anima, bisogna essere più equilibrati e comprendere che è un 2003 che ha già diverse presenze nella Juve, una roba che non è normale. Ha bruciato tutte le tappe e ora ha bisogno di una fase di stabilizzazione. Il contesto Juve sa proteggere, sa valorizzare, sa aspettare. C’è da aver pazienza, ha doti indiscusse. Per lui la Juve ha scelto un percorso diretto, verticale. Per altri, come Soulé, Barrenechea, De Winter… hanno scelto un percorso con tappe di maturazione esterna. Iling come Ciko Miretti l’ha fatto verticale e bisogna aspettare. Non ci vedo nulla di male, sarebbe anormale non avere difficoltà e che tutto sia liscio. Ma lì parliamo di Messi…”.
 
Secondo lei è questo il percorso giusto o sarebbe stato meglio un prestito?

 “Ha già talmente tante presenze che credo si possa stabilizzare su quel livello, che è il livello più alto in assoluto giocando nella Juventus. È un ragazzo che ha sempre mostrato un livello molto alto. Non c’è nulla di sorprendente, bisogna avere pazienza ed aspettarlo. Normale passare una fase di questo tipo. Prima sei il ragazzo giovane buttato dentro con zero aspettative e tutti cercano il nuovo da idolatrare. Un conto è il passaggio di essere uomo di affidabilità sicura. Insomma, parliamo di un 2003. Io non conosco tante persone di 21 anni con una maturità tale da essere sempre decisivi”.
 
Può essere che nelle critiche ci sia il paragone con un classe 2005 come Yildiz che, invece, sta esplodendo adesso?
 
“Yildiz, che non ho allenato, ma apprezzato in tv, si vede che è un altro giocatore di enorme talento. Quando hai attitudine offensiva e ti capita l’occasione giusta in un contesto organizzato e riesci a trovare il gol, ti esalti ed è una cosa vicendevole. Non credo possa avere a che fare qualcosa con Miretti. Piacevolmente, però, due esempi che vanno nella stessa direzione. Per Huijsen, per esempio, la Juve ha scelto un altro percorso. L’ho allenato qualche volta si intravedevano enormi qualità”.
 
Qual è il segreto di questo lavoro sui giovani fatto dalla Juve?
 
“Un concorso di meriti. Si parte dallo scouting, si continua con un enorme lavoro di tante figure, da chi gestisce il convitto agli allenatori a chi li gestisce a chi gestisce il lavoro individuale. Il comune denominatore è il coraggio. Nelle difficoltà si attinge ad altre risorse e Juventus ha mostrato un carattere enorme perché non è facile puntare su tanti giovani. E questo è il risultato, primo posto in classifica e tanti ragazzi giovani valorizzati”.
 
Cosa ne pensa della stagione di Matias Soulé?
 
“Sono contento che abbia trovato il contesto adatto, a quell’età è proprio quello. Sta esprimendo le sue qualità che sono sempre state indiscusse e sta trovando una continuità realizzativa che è quello che poteva fargli fare il salto di qualità. Un ragazzo meraviglioso, eccezionale. Ma di tutti, a livello personale, ho ricordi stupendi”.
 
Mister, capita spesso di sentire il suo nome di quanto sia stato importante per la crescita di questi ragazzi…
 
“Mi fa piacere, dietro l’energia che uno trasmette c’è amore, voglia di dare una mano senza chiedere qualcosa in cambio. Vivo con piacere, a distanza, il loro successo. Ma tutto passa da un percorso. Era frustrante anche per me dire a Soulé di giocare ad un tocco, come fai a dirgli di giocare ad un tocco se è meraviglioso nel dribbling? E invece gli serviva per completarsi. In quel momento sono sicuro che non capiva, pur essendo un ragazzo intelligente. Mi ricordo contro la Roma, era partito trequartista e l’ho spostato esterno, lui si è arrabbiato. Poi ha fatto una partita straordinaria. Sono aneddoti, mi ricordo fece una brutta faccia, ma ti sposti lo stesso. Poi lo capiscono cammin facendo”.
 
C’è un ragazzo del quale si parla meno ma che secondo lei verrà fuori?
 
“Adesso è andato via, ma ho sempre pensato che Turco ha tutto per fare il calciatore. Ma io li aspetto tutti: Turicchia, Mulazzi, Savona, aspetto Hasa, anche uno come Maressa o Mbangula che sono più silenziosi e introversi. Non tutti hanno le stesse tempistiche. C’è Marco Da Graca, ragazzi ha rischiato di far gol al Camp Nou. Non mi dimentico 15 gol in 11 presenze. Ogni tanto mi scrivono, io li aspetto. Anche Rouhi, spero che ci arrivino, magari con un percorso a tappe. Ma se ce l’hanno fatta Cambiaso e Gatti, visto da dove sono partiti, si può fare!”