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Non è nemmeno disubbidienza civile quella che il popolo bianconero sta mettendo in atto. La disubbidienza civile da Thoreau a Gandhi, da Danilo Dolci a Don Milani (“l'obbedienza non è più una virtù”) presuppone l'infrazione pubblica di regole e quindi un comportamento dichiaratamente illegale. Per esempio: il rifiuto di prestare il servizio militare (quando era obbligatorio) per porre il problema dell'obiezione di coscienza. Preparare una manifestazione di protesta è un conto, disertare gli stadi, disdire gli abbonamenti TV sono atti di semplice, ma efficace, boicottaggio.

E' quello che, appunto, molti tifosi bianconeri stanno facendo. Con un significato preciso: mettere in atto azioni di protesta non violenta e assolutamente lecita rispetto a ciò che, da comuni cittadini, è percepito come una palese ingiustizia. C'è chi ha detto che quella della Corte Federale, e non solo, non sia stata una sentenza,  bensì un'esecuzione in piena regola. Ecco pianificazione e punti salienti di questa esecuzione: 1) Creazione di un vasto sentimento popolare avverso ai bianconeri grazie a una sapiente strategia di pubblicazioni di stralci (da sottolineare stralci) di intercettazioni, con tagli strategici delle stesse per dimostrare la colpevolezza di una società e di una squadra. 2) Processo secretato, celando al dibattimento pubblico, lasciando uno spazio irrisorio alle difese. 3) Il teorema, contraddittorio, con cui il Procuratore Chiné ha “vinto”, ovvero la plusvalenza in sé non è condannabile, ma “il sistema” delle plusvalenze sì, configurandosi come “slealtà”. Cioè: sulle singole plusvalenze, appunto non normate, nulla da dire; la somma delle plusvalenze però sarebbe “sleale”. Per non parlare del fatto che le plusvalenze, attraverso gli scambi, si fanno sempre in due. Invece sembra che la Juventus le abbia fatte da sola. Ma se la Juve “si avvantaggia grazie a plusvalenze gonfiate” non si avvantaggia anche l'altra squadra? Sì, però le plusvalenze “gonfiate” non sono dimostrabili e via così in un ragionamento senza fine che stabilisce però, attraverso l'accurata selezione di stralci registrati, la slealtà di una sola squadra, assolvendo tutte quelle che hanno avuto lo stesso comportamento. L'assoluzione deriverebbe dal fatto che per le altre squadre non esistono intercettazioni. Bisognerebbe domandarsi perché?

Comunque bisogna aspettare le motivazioni della sentenza per poter aver contezza se sia viziata da eventuali incongruenze (come ad esempio quelli che sembrerebbero i cosiddetti “errori di procedura”), ma, purtroppo fin da ora, si adombra un sospetto. Pare, da quel che dicono parecchi avvocati e addetti ai lavori, che gli appigli per rimandare al mittente la sentenza siano numerosi. E, qui, nasce il sospetto: se il procedimento fosse di fatto bocciato, il sentimento popolare antijuventino (stile calciopoli) si solleverebbe impetuoso e, col vento in poppa, allora si calcherebbe la mano sulla questione stipendi e sulla questione bilanci. Insomma, il pasticcio giuridico non sarebbe frutto di sola imperizia e fretta, ma anche di un calcolo. Speriamo che non sia così, anche se a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca.