commenta
Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Blanchard ha raccontato le sue emozioni dopo il gol siglato ai bianconeri nel 2015. Di seguito, le sue dichiarazioni. 

PUNTO PIU' ALTO - "Il punto più alto della carriera: io che segno di testa, nel recupero, contro la squadra della mia vita. In campo non pensi, fai il tuo dovere, esulti perché Frosinone era e sarà sempre casa. Poi a freddo ti accorgi che è tutto singolare. Domani torna Frosinone-Juve, esattamente dopo 3 anni, ed è di nuovo tutto singolare”.
 

UNA SVEGLIA - “Mi piace pensare che abbia dato una sveglia: da lì a poco siamo ripartiti. Dico “siamo” e non “sono”. Fu l’anno della rimonta incredibile. Comunque sono contento di aver lasciato un segno nella storia della Juve, anche se il mio sogno è stato sempre indossare quella maglia. Tra l’altro, i primi osservatori che mi scelsero erano proprio della Juve, ma mi portarono a Siena”.

DA TIFOSO - "Dai racconti su Totò Schillaci in bianconero. Poi la passione è cresciuta, nonostante fossi un calciatore professionista. Con i miei amici siamo andati in auto alla finale di Champions 2015 a Berlino, subito dopo la promozione con il Frosinone. A Cardiff andò perfino peggio: arrivati lì, scoprimmo che i nostri biglietti erano falsi. Non bastavano le 4 pappine del Real, ma stavamo anche perdendo pure il volo di ritorno da Londra. In aeroporto ci diedero un passaggio in minicar altri due italiani, in ritardo: erano Scamarcio e Raul Bova!”.
 
A MADRID - “Certo che vado, ma prima non mi perdo Old Trafford. Può essere l’anno giusto perché questa è una Juve europea. Quando ho saputo di CR7, ho stappato una bottiglia per la felicità: darei tutto per giocarci contro in A. Se poi vado a Madrid e perdiamo di nuovo in finale, allora a quel punto la Juve fa bene a definirmi “persona non gradita”.