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C’è in giro tanta voglia di cambiamento in Serie A, un desiderio sviscerato di un nuovo vincitore del campionato, perché – come hanno dichiarato sfacciatamente in tanti – la Juve ha stufato. Una voglia accompagnata da un’altra speranza: un bel default dei conti juventini, considerando tutto quello che si legge ultimamente sui giornali o si sente su certe tv.

LA SITUAZIONE - Che la situazione finanziaria della Juventus non sia brillantissima lo hanno capito pure grandi e piccoli azionisti, altrimenti non sarebbero andati in soccorso di Madama col recente aumento di capitale da 300 milioni. Grazie però proprio a questa montagna di denaro fresco, il club è riuscito ad annullare la “tensione finanziaria” descritta nell’ultimo prospetto consegnato agli investitori  e che aveva agitato pure la tifoseria. Questo però non significa che non si debba ancora lavorare per aggiustare i conti, che attualmente evidenziano una perdita di bilancio attorno ai 40 milioni.  Bisogna rientrare, e alla Continassa lo sanno molto bene. Anche se, un giorno sì e un altro pure, c’è sempre qualcuno che glielo ricorda, paventando scenari catastrofici nel caso in cui non lo facesse o, ed è ciò che in tanti stanno sperando, non dovesse farcela.

STRATEGIA - La strategia di rientro studiata dalla Juventus passa attraverso l’aumento dei ricavi, cosa che sta progressivamente avvenendo ed ha avuto un’accelerata anche grazie all’effetto Ronaldo. Il problema sono i costi di gestione, cresciuti pure quelli, e non di poco. Quindi, se i ricavi non saranno sufficienti per bilanciare le uscite, bisognerà lavorare di plusvalenze: entro giugno ne serviranno per 157 milioni, poiché la scorsa estate Paratici e Nedved le hanno realizzate solo attraverso le cessioni di Spinazzola e Cancelo. “Non sono sufficienti” sottolineano gli esperti di Fair Play Finanziario, e alla Juve ne sono più che consapevoli. Però sono meno agitati di quanto non lo sia l’ambiente esterno. Da dove è pure partito un altro allarme relativo proprio allo sforamento del FPF da parte della Juve, e qualcuno a questo preciso proposito si è domandato (maliziosamente) come mai in Italia è stato abolito l’indicatore del raggiungimento di bilancio. Chissà perché, eh già. Come se il famoso palazzo – lo stesso che nel 2006 mandò la Juve in Serie B – volesse a tutti i costi favorire la Madama bianconera.

IL CALCOLO - Non c’è stata nessuna abolizione, bisognerebbe invece sapere che il parametro fissato dalla UEFA per il FPF non è un limite invalicabile, non è vincolante, ed è semplicemente indicativo: superarlo non determina automatica sanzione da parte di Nyon. Invece c’è chi è convinto che lo sia e fissa il parametro bianconero salari/ricavi al 70% gridando allo scandalo, ma l’errore di calcolo è evidente: se nei ricavi avessero fatto confluire pure i 30 milioni incassati  attraverso i prestiti dei giocatori (voce invece scorporata dal calcolo, e non se ne capisce la ragione) il parametro sarebbe sceso all’effettivo 66%.
Attorno alla situazione finanziaria della Juve c’è troppa agitazione, eccessiva preoccupazione, troppa gente desiderosa di dare consigli (pelosi), troppi esperti  impazienti di rimarcare con la matita blu ciò che non va, quasi a voler sollecitare l’intervento tempestivo di qualcuno affinché avvenga qualcosa che magari penalizzi il club bianconero, accusato pure di spendere in maniera scriteriata i  propri soldi.

IL "CASO" DE LIGT - Prima Ronaldo, adesso De Ligt, acquisto giudicato dal solito santone di turno “discutibile” oltre che “inqualificabile eticamente” perché guadagna più di Chiellini. Che va per i 36 anni, mentre l’olandese ne ha solo 20 ed era ambito da tutti i più grandi club europei, ciascuno dei quali disposto a ricoprirlo d’oro proprio come la Juventus pur di accaparrarselo. 
Ma poi, cari esperti, sarà padrona la Juventus di spendere i propri soldi come vuole, o non può farlo per non offendere il senso del pudore (finanziario) di cui tanti – proprio in Italia – se ne fregano, ma non hanno mai addosso così tanti santoni della finanza pronti a fargli le pulci ed a predirgli un sicuro Armageddon. Che ha probabilità di verificarsi tanto quanto le profezie del mago Forest.