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Anche dopo la sciagurata sbronza olandese ebbi modo di scrivere che un’eventuale allontanamento di Massimiliano Allegri alla Juventus provocherebbe più incognite e forse danni di quelli che potrebbero essere i vantaggi. Una linea, questa, che mi pare sia identica a quella immaginata con saggezza dal presidente Andrea Agnelli.

Come controcanto si fa sentire, con autorevole e ragionato garbo, il nostro opinionista Marcello Chirico il quale da giorni insiste nell’affermare che l’attuale tecnico livornese ha ormai fatto il suo tempo in bianconero e che se non è lui la causa del recente fallimento in Champions ben poco ci manca. Un’opinione, questa, condivisa da una parte del popolo juventino ma, come tenterò di illustrare, assai opinabile.

Per prima cosa, comunque, come direttore responsabile di questa testata mi preme chiarire un punto fondamentale rispetto a quello che potrebbe apparire come un contrasto fondamentale sulla linea de ilBiancoNero.com la quale, come avviene in ogni altro giornale, dovrebbe essere ben chiara, unica e condivisa per non lasciare il lettore perlomeno stupito.

Il giorno della nostra uscita nel mondo del web, insieme con tutti i componenti della squadra, venne concordata quella che sarebbe stata la filosofia portante del nostro prodotto mediatico. Nell’editoriale di presentazione, tra i tanti concetti, avevo voluto sottolineare l’importanza di dare vita a un quotidiano aperto in maniera assoluta sul quale ciascuno avesse l’opportunità democratica di esprimere il proprio pensiero anche se questo non fosse rigorosamente in linea con la politica di base. Un atteggiamento editoriale che nessuno di noi ha, fin qui, mortificato tenendo fede alla filosofia volterriana secondo la quale ogni idea va difesa anche se è contraria alla nostra. Sotto questo profilo ilBiancoNero.com rappresenta e lo sarà sempre, almeno fino al momento in cui sarò io a dirigerlo, una sorta di “agorà” ateniese dove la libertà di pensiero è un bene preziosissimo.

E proprio in questa chiave deve essere letta e interpretata la divergenza di opinione tra il sottoscritto e il nostro editorialista Chirico con il quale concordo in pieno sulla necessità e quasi sul dovere che la Juventus ha rispetto al potenziamento di un organico degno da affiancare a Cristiano Ronaldo, mentre dissento in maniera totale sull’opportunità di rimpiazzare Allegri con un altro allenatore meno didascalico, più spettacolare e innovativo.

La ragione di questa mia posizione fa capo, sostanzialmente, a una riflessione che è frutto dell’osservarsi intorno per capire quale mai potrebbe essere l’alternativa. Ebbene, l’esito di questa ricerca è perlomeno preoccupante proprio come quella che ci arriva dalla situazione del nostro Paese senza valide alternative politiche ai litigiosi gialloverdi. A meno che non ci si voglia aggrappare all’etichetta e alla griffe dei vari allenatori-personaggi in circolazione nell’Europa del calcio, francamente non ne vedo uno solo in grado di infondere per flebo mentale un liquido magico garante di quella rivoluzione che dovrebbe servire alla Juventus per la conquista della Champions.

Una manifestazione che ha visto la fuoriuscita di grandi potenze come il Bayern di Monaco, il Real Madrid e soprattutto del guru Guardiola con il suo City. Non mi risulta che a Manchester né la società, né i tifosi e neppure la critica abbia messo in discussione il mister. Neppure l’inventore del tiki taka di successo, evidentemente, non è più così attuale con i tempi di un nuovo calcio del quale è diventato improvvisamente profeta Erik Ten Hag il quale di Guardiola fu allievo ma dice di ispirarsi a Trapattoni. La fortuna del tecnico olandese è quella di poter comunicare e lavorare con ragazzi bravissimi ma di primo pelo. Un poco come avviene per Gasperini all’Atalanta e come accadeva con Prandelli a Verona. Insegnare a chi non ha nulla da imparare o presume di non averne bisogno è complicato se non impossibile. E allora: Conte, Ancelotti, Sarri, Klopp, lo stesso inarrivabile Mourinho? Tutti “dejà vù” che, alla fine della fiera, hanno mostrato di non essere infallibili come ogni persona che lavora.

Credo di ricordare che una sola volta accadde che un presidente, Giampiero Boniperti, volle fare una scommessa tesa al cambiamento. Quando ingaggiò, per la panchina bianconera, un giovane senza pedigree di tecnico come Trapattoni. Vinsero in tre: Boniperti, il Trap e la Juve. Caso più unico che raro. Ecco perché sostengo che, pur con tutte le sue umane e fatali imperfezioni, Allegri ha ancora molto da fare e da dire con la Juve che verrà a patto che la società provveda al necessario potenziamento. Nulla è mai veramente vecchio così come niente è mai assolutamente nuovo. E licenziando Allegri, la Juventus compirebbe un autentico salto nel buio.