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"Non siamo alla Fiorentina". Un urlo che squarcia il cielo di Torino, in una serata tranquilla, elettrizzata da Allegri e da Bernardeschi. La Juve vince agilmente il secondo impegno di Champions, potenzialmente insidioso, ma messo in discesa dai gol di Dybala, dalla compattezza di una squadra che finora ha solo vinto e che non ha intenzione di interrompere questa striscia. In questa squadra c'è, e pure tra i protagonisti più lucenti, Federico Bernardeschi. Giovane stella, che diversi problemi ha risolto in questo avvio di stagione, cresciuta tanto nell'ultimo anno, ma anche negli ultimi mesi, sotto l'ala di Cristiano Ronaldo. Due gol, pesanti, un assist e la sensazione di essere in uno stato di grazia, quello giusto per spaccare le partite. Basta? No, non alla Juve. E così Allegri gli ha voluto mandare un chiaro messaggio.

LA DIFFERENZA - "Qualcuno della Fiorentina se l'è presa, ma io non volevo offendere una squadra che quest'anno è anche bella, - ha esordito Allegri in conferenza - ho detto solamente un dato di fatto: quando sei alla Juventus il peso specifico di ogni pallone che giochi è diverso da quello di quasi tutte le altre squadre, e in mezzo c'è la Fiorentina da cui viene lui. Un pallone nella Juventus, tra vincere e perdere un contrasto, tra dare una palla gol o fare una giocata sbagliata per essere egoisti, cambia. Perchè ti può far vincere o perdere una partita, vincere o perdere un campionato,  vincere o perdere la Champions, vincere o perdere la Coppa Italia, vincere o perdere la Supercoppa". Semplice, efficace. Nessuno si accontenti, nessuno si sieda. Sì, perchè Allegri sta rendendo perfettamente in questi anni la mentalità che vuole la Juve, instillandola nei suoi giocatori, insistendo soprattutto con alcuni: giovani e talentuosi, potenzialmente più inclini alla sazietà di risultati. 

MENTALITA' - Che uno si chiami Dybala, Bernardeschi, Cancelo, Rugani e così via conta poco, anzi zero. Conta solo vincere, ma per farlo ci vuole la testa: "E' molto semplice. Quando si arriva alla Juventus a livello mentale bisogna fare un salto di qualità, perchè è una grandissima squadra. E quando giochi per vincere è differente. Come quando mi veniva chiesto della panchina di uno che tre giorni prima aveva giocato una bella partita. Perchè le energie mantali che si sprecano a giocare nella Juventus, non sono le stesse che si sprecano a giocare in un'altra squadra che non ha l'obbligo di vincere. Perchè vincere o perdere altrove cambia poco, qui c'è solo un obiettivo". Tre gol, un assist, due giocate: sono solo numeri, che nella testa devono esserci, ma che possono fare solo da punto di partenza. Quanto è stato fatto rimane, ma ciò che va fatto è la cosa più importante: la lezione di Allegri passa da questi punti e viene impartita chiaramente e volutamente a chi, in questo inizio, ha sorpreso per impatto. Un Bernardeschi maturo non basta, o meglio non basta esserlo a tratti: scelte consapevoli, palloni intelligenti, mentalità. Il salto, anche da questo punto di vista, è stato notevole rispetto al passato, ma non sembra essere sufficiente. Non può esserlo. Allegri il docente, Bernardeschi l'alunno: la lezione per essere campioni passa da qui.

Nella gallery tutti i numeri di Bernardeschi: le statistiche analizzate nel dettaglio.