commenta
Finisce spesso al centro delle critiche negli ultimi tempi. Ed in parte, Federico Bernardeschi, sembra proprio andarsele a cercare. Perché sarebbe troppo facile etichettarlo come pacco, se non avesse mai fatto vedere nemmeno un barlume del talento per cui è stato pagato dalla Juventus. Fa doppiamente arrabbiare, quindi, perché quando si pensa a Bernardeschi ritornano in mente le giocate del ritorno di Champions contro l'Atletico tanto quanto i flop che si sono susseguiti in questo inizio di stagione: una spaccatura che ne influenza il giudizio. Per fortuna, allora, che c'è la Nazionale. Anche se prima di questo turno le partite con gli azzurri non avevano galvanizzato troppo Bernardeschi, con Grecia prima e ​Liechtenstein poi, il laterale ex Fiorentina sembra aver trovato la giusta dimensione per esprimersi. 

Due partite che ne hanno tratteggiato parte dei limiti, ma anche esaltato i pregi. Bernardeschi, stasera contro il ​Liechtenstein, ha fatto vedere quanto gli piaccia essere nel vivo del gioco, ma ancor più quanto si senta al sicuro mentalmente quando è uno degli indispensabili della squadra. In una formazione sperimentale come quella scelta stasera da Mancini, Bernardeschi si è fatto vedere in ogni zona offensiva, svariando da destra a sinistra all'occorrenza, ma ancor più toccando tanti palloni dentro il campo, specialmente con l'uscita di Zaniolo nel secondo tempo. Uno stile di gioco non dissimile da quello che richiede Sarri, ma che, senza gli ingombranti nomi dei compagni di squadra bianconeri, sembra essere più affine in Nazionale che non con il club. 

C'è stato anche un gol, in mezzo, a condirne una prestazione positiva. Nella sonnolenza di una gara piuttosto restia a regalare grandi emozioni, Bernardeschi si è tolto uno sfizio rapidissimo, infilando nel migliore dei modi la prima cavalcata in fascia di Biraghi sulla sinistra. Dopo, poche occasioni, ma tanto movimento: il senso del sacrificio, d'altronde, non gli è mai mancato e per questo è sempre riuscito a ritrovare spazio nella Juve anche senza sembrare indispensabile. Eppure, non sentirsi tale, ne fa perdere parte delle convinzioni, di un talento che c'è, ma che si accende e spegne con troppa frequenza. Negli Europei U21 del 2017, come perno centrale del tridente offensivo, si vide tutto ciò che Bernardeschi può fare se messo nelle condizioni di sentirsi importante.