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Loop temporale. È la condizione per cui un personaggio, in qualsiasi contesto, si trova a rivivere la stessa situazione o ripetere esperienze già avvenute, in un ciclo infinito. Speriamo che questa magia nera si spezzi il prima possibile, ma Federico Bernardeschi è ricaduto nell’anonimato, che lo ha portato ad essere bersagliato dalle critiche per tutta la stagione. Ed è un dispiacere, perché le prime partite di Serie A dopo il lockdown propiziavano un cambio di rotta, la prestazione pimpante contro il Bologna aveva dato segnali di incoraggiamento, con un palo che grida ancora vendetta per la bellezza del gesto tecnico. Ma lentamente, l’esterno di Carrara è tornato piatto, inefficace nella manovra offensiva della Juventus.

INVOLUZIONE OFFENSIVA - Non si mettono in dubbio le sue qualità, sia tecniche che atletiche, ma il suo apporto sotto porta è nullo, con il gol in campionato che gli manca da settembre 2018. Emblematica la prestazione di ieri sera contro l'Atalanta, evanescente, priva di inventiva. Un’involuzione che lascia l’amaro in bocca per chi lo ha ammirato dai primi albori della sua carriera, contraddistinta da una classe cristallina. Sarri continua a schierarlo titolare, premiando la sua intelligenza tattica, perché garantisce un equilibrio di squadra che non ci sarebbe con Higuain o con ‘l’arma in più’ Douglas Costa, al centro di ripetuti battibecchi con i tifosi bianconeri. Bernardeschi ha la fiducia del tecnico toscano, meno della dirigenza, tanto che Fabio Paratici lo vorrebbe inserire nella trattativa che porta a Milik. L’impressione è che là davanti si rendano pericolosi solo in due, Cristiano Ronaldo e Dybala, coppia a cui manca l’aiuto offensivo del terzo componente del tridente. Che dall’anno prossimo sarà Dejan Kulusevski a tutti gli effetti, uno che corre tanto, ma che sa anche segnare.