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“La Juventus è parte lesa e ha lavorato con noi con la polizia di Stato sin dall’inizio. Ha fatto la denuncia alla Digos ci ha seguito passo per passo fino al risultato finale”. Sia la Digos che la Procura di Torino confermano la centralità della Juve nell'operazione "Last Banner" che all'alba di oggi ha portato in manette 12 ultras bianconeri. Solo l'inizio, probabilmente, perché in queste ore stanno andando avanti perquisizioni in ogni zona d'Italia. Quella di oggi è una giornata storica per il calcio italiano perché mai prima di oggi si era arrivati ad azioni tanto dure nei confronti di esponenti di tifoserie organizzate che da anni tengono in pugno il calcio di casa nostra.

Di esempi ce ne sono centinaia, uno dei più clamorosi è quello del tristemente noto Genny "'a Carogna" che fermò letteralmente la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, ma potremmo andare avanti all'infinito ricordando tanti casi che avevano un minimo comune denominatore: la compiacenza dei club che per volontà oppure per paura non si sono mai messi contro alcuni dei loschi figuri che popolano le curve italiane e che niente hanno a che fare con il tifo della squadra. A proposito di questo, il procuratore aggiunto di Torino Patrizia Caputo ha dichiarato oggi: ​"Quella dei Drughi era un'organizzazione di tipo militare. Le persone, anche più fidate, venivano allontanate se non rispondevano alle indicazioni del capo indiscusso Dino Mocciola. Queste sono persone che fanno della violenza uno stile di vita. Il tifo è un pretesto. Nemmeno la presenza dei bambini li fermava". 

Ora la Juve ha messo una barriera tra sé e il tifo organizzato o almeno una certa parte di tifo organizzato che va allo stadio per business e non per il piacere di sostenere la propria squadra. Sarebbe un errore madornale, però, pensare che sia finito tutto qui o che il problema riguardi solamente la Juventus. L'operazione scattata all'alba di oggi servirà per scoperchiare altri Vasi di Pandora di altre realtà italiane, anche di altissimi rilievo come Inter, Milan, Napoli, Roma e Lazio. In questi anni le cronache giudiziarie e curvaiole si sono spesso incrociate con storie di spaccio, violenza, estorsione (raccontate anche qui su Ilbianconero.com), che partivano fuori e finivano dentro gli stadi. E' il caso, tra gli altri, di Luca Lucci, capo ultras del Milan che l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini salutò vivacemente e che era già stato condannato per spaccio di droga e per aver ​per aver fatto perdere un occhio a un tifoso interista durante una rissa in un derby.

E anche lo stato dovrà tutelare le società e i tifosi perbene con regole che non permettano agli ultras o chi per loro di ricattare le società. Quella frase ripetuta oggi dagli investigatori: "Dateci i biglietti o facciamo squalificare lo stadio con cori razzisti" la dice lunga sul potere che la legge dà ai fuorilegge che da tanti, troppi anni tengono in mano lo sport più bello del mondo nel nostro paese. Ci sono tifosi che meritano di essere definiti tali e altri che invece guardano solo ai propri interessi. Sedici mesi fa la Juve ha denunciato questi ultimi ma è solo il primo passo che tutto il movimento calcistico e lo Stato devono seguire altrimenti tra pochi mesi saremo nuovamente punto e a capo. I veri tifosi di calcio non se lo meriterebbero.

@lorebetto