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Adesso basta, una volta per tutte! Il dissenso è legittimo. L’insulto e la diffamazione no e sono persino perseguibili. L’arrivo di Maurizio Sarri alla Juventus ha provocato un’onda inquinata da ogni tipo di veleno al limite della vergogna e del sopportabile.

Qualche sconsiderato è arrivato all’estremo del ridicolo e del demenziale per chiedere che l’enciclopedia Treccani cancelli dai suoi testi il termine “sarrismo” lasciando che sopravvivano tranquillamente quelli di “fascismo”, “stalinismo”, “antisemitismo” e “razzismo”. Qualcun altro avrebbe la pretesa che il nome del tecnico bianconero non fosse mai più accostato a quello della città di Napoli, manco se lui fosse nato a Bolzano. Lo stesso ex presidente della Juventus Cobolli Gigli, persona gentile e di buon senso, ha invitato Sarri a imparare a memoria e ad applicare scrupolosamente lo “stile” della società bianconera dimenticandosi che ogni tipo di “stile” è semplicemente un’ostentazione formale e non una questione di sostanza. Infine, quelli dotati almeno di una certa dose di ironia suggeriscono a tutto lo staff bianconero e al popolo tifoso di smettere i loro vestiti per indossare la tuta.

Personalmente sono convinto che Sarri avrebbe il diritto di presentarsi sulla panchina anche in mutande e maglietta della salute se portasse la Juventus a vincere la Champions. Nessuno ebbe mai nulla da ridire contro Giagnoni che indossava il colbacco anche con quaranta gradi all’ombra o all’indirizzo del presidente del Torino campione d’Italia che sudava come una bestia dentro il cappotto nero sotto il sole. Ma queste ultime sono piccolezze persino divertenti, adeguate alla recita del “gioco”, che non fanno male a nessuno. Altra cosa è il linciaggio preventivo da parte della piazza “scandalizzata”.

Ha ragione il grande vecchio, ormai cieco ma perfettamente lucido e restio a lasciarsi andare, Andrea Camilleri quando afferma che il popolo italiano sa parlare soltanto di Sanremo e di pallone. Aggiungo: magari lo facesse in maniera corretta e consapevole. Ho l’impressione, tragica, che gli italiani stiano vivendo contemporaneamente in due dimensioni ben distinte e separate. Ogni giorno che il buon Dio manda in terra ci offre situazioni ed eventi che dovrebbero far riflettere e poi inorridire ciascun cittadino di buon senso e di buona volontà.

Delitti efferati e ingiustificabili, stupri e violenze,  gente che spara dai balconi e uccide, immigrati insultati e picchiati, bambini oltraggiati negli asili, animali domestici seviziati per divertimento, politici di ogni schieramento e partito indagati per nefandezze assortite o beccati con le mani nel barattolo della marmellata, sacerdoti pedofili e giornalisti che anziché informare cavalcano l’onda, mafiosi e camorristi sempre più arroganti, ragazzi che pestano altri ragazzi perché sono “anti fascisti”, scambi di mazzette peggio che all’epoca di “mani pulite”, persino la magistratura che affonda in un mare di palta. E a fronte di tutto ciò nessun tipo di reazione. Facciamo finta di essere sani in un’Italia di ladri. Salvo poi sfogarci chiedendo, come il popolo di Barabba, la crocifissione di Sarri. Cantava e canta ancora Vasco Rossi: “Stupendo, mi viene il vomito”.