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Andrea Barzagli racconta Giorgio Chiellini. Colonne di una Juve passata, amici da una vita. Così l'ex difensore bianconero racconta il capitano alla Gazzetta: «A me ha dato tanto. Al di là del rapporto che avevamo in campo, anche fuori e in spogliatoio è una persona sempre molto equilibrata, professionale. Ti dà subito il senso di appartenenza al mondo Juve. E guardando lui capisci cosa sia stata quella squadra vincente: prima del valore del giocatore viene sempre quello delle persone. Lui ti trasmetteva immediatamente fiducia, una rarità».

PER LA JUVE - «Uno dei grandi difensori della storia del club, uno dei più grandi per presenze e per impatto».

SEGRETO BBC - «Sui campi da calcio, in partita e in allenamento, capita spesso di litigare, anche se finisce sempre lì. Noi invece in otto anni non ci siamo mai detti quasi niente, al massimo indicazioni. Se uno sbagliava non succedeva nulla, c’era intesa e fiducia reciproca».

DOTE MIGLIORE - «Giorgio si è applicato tanto per il calcio moderno. È uno dei pochi veri marcatori rimasti, a cui piace il contatto. Ma nonostante le difficoltà tecniche di partenza ha lavorato molto anche sull’impostazione, che passa molto in secondo piano. Può sbagliare, ma non ha mai paura di fare il passaggio. E se ha spazio sa portare palla. Questa applicazione lo ha reso un difensore completo».

VUOTO - «A livello qualitativo sicuro, anche se la Juve ha già difensori eccezionali come Bonucci e De Ligt e un’alternativa valida in Rugani. Ma la mancanza si sentirà soprattutto a livello di leadership: le vittorie nascono anche da lì».

DIRIGENTE - «Penso che possa fare quello che vuole. È un ragazzo atipico perché è uno dei pochi calciatori laureati, non è mai stato fuori luogo e mai banale nelle sue dichiarazioni. Vede avanti e pensa al futuro, gli manca solo un po’ d’esperienza che è giusto che chiunque faccia in un nuovo ruolo. Ha tutto per fare bene il dirigente, ma deciderà lui se e quando».