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Con l'Atletico non la voleva rigiocare subito perché, differentemente dai tanti soloni, Allegri questa squadra la vede giorno dopo giorno, ora dopo ora, allenamento dopo allenamento. E allora, smaltita - mica tanto... - la doppia sberla col Madrid, a Bologna è arrivata una prestazione che si avvicina all'indecoroso. Ma era come se lo sapesse, Max. Era come se sotto il ghigno di falsa tranquillità e sana incazzatura, Allegri fosse consapevole che più di questo, al momento, la sua squadra non potesse dare. Non per una questione di atteggiamento, di approccio, di mentalità. Semplicemente, come accaduto a Madrid, c'erano gli avversari che andavano al doppio. E che sembravano conservare un barile di motivazione in più, iniettandolo in ogni contrasto, in ogni giocata, in qualsiasi pallone mezzo e mezzo che non trovava il coraggio di consegnarsi a qualche padrone. 

HA RAGIONE MAX - Il risultato, in una gara del genere, prescinde da qualsiasi banalizzazione e diventa l'elemento più importante in un momento in cui i punti si fanno scorte di ossigeno per fiato clamorosamente corto. La Juve ha aumentato i carichi per arrivare da metà marzo al massimo della forma: il paradosso è che rischia di arrivarci con gli obiettivi già scivolati via e lo scudetto ormai in cassaforte. Se tra un paio di settimane la situazione sarà completamente diversa, soltanto il tempo - e la gara dello Stadium - sapranno dircelo. Al momento, la spia si è fatta allarme e dagli allarmi nascono i problemi. Che vanno affrontati, presi di petto. Non celati dietro gli ennesimi tre punti di un record di cui francamente importa poco. Suona blasfemo, è semplicemente il polso dei tifosi. Liberi di criticare anche a pancia piena e non di certo per spocchia: la loro è fondatissima paura. 

SPERANZA RIENTRI - In un universo tattico di dubbio gusto, Allegri pare aver portato ulteriore confusione in un disegno che vive in orizzontale e teme il verticale. E che fa fatica laddove dovrebbe dominare, per stazza fisica e doti mentali. Perché sulla tecnica e sulla qualità siamo tutti d'accordo, ma è sul resto che si fatica a trovare una quadra e una squadra. Emre Can avrebbe fatto comodo, così come il miglior Pjanic nei piccoli varchi lasciati dal Bologna. Che sì, ha fatto una gran partita. Attenta e meravigliosamente accorata. Ma che contro una Juve spogliata da paure avrebbe trovato un terreno completamente arido, e non una fattoria in cui far crescere la propria autostima. Chissà cos'avrà pensato il Cholo, guardando questa versione nichilista dei bianconeri. Probabilmente sì, che forse sarebbe stato meglio giocarsela subito. Max, dall'altra parte, tira un sospiro lungo novanta minuti. C'è ancora tempo. Per aggiustare, rattoppare, indicare una via. Soprattutto, per scacciare quei maledetti - e autodistruttivi - fantasmi del Wanda.