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Fatemi capire: ma l'amuleto del Napoli che gli permetterà di rivincere pure stavolta a Torino è il "mago" Ancelotti, l'allenatore che ha già fatto dimenticare il mitico Sarri e riplasmato la squadra partenopea, oppure il nipotino paranormale di De Laurentiis, in grado di predire i risultati e farli poi avverare sul campo?

Fino a venerdì sera ero infatti convinto, da come ne sento sperticare le lodi dalla stragrande maggioranza dei media, che il valore aggiunto di questo Napoli fosse Ancelotti, capace in pochi mesi di instillare nei giocatori un nuovo modo di giocare, una nuova mentalità vincente, un nuovo tutto. È riuscito persino a fargli digerire il turnover, cosa che fu impossibile al tutaro.

Ancelotti è un bravo allenatore, e il curriculum parla per lui. Ha vinto dappertutto - Milan, Chelsea, PSG, Real Madrid, Bayern Monaco – fuorché alla Juventus, nonostante avesse giocatori del calibro di Zidane, Trezeguet, Del Piero, Davids, Ferrara, eccetera. A Torino, sponda bianconera, non ha mai raccolto grandi consensi, al contrario del resto d'Italia dove viene considerato tra i migliori su piazza, grazie anche alla buona stampa di cui gode. Gli è stato sufficiente un doppio passaggio da Milano - prima da giocatore, poi come allenatore del Milan - per conquistare di diritto un posto nel gotha dei tecnici. Anche Allegri è transitato dalla Milano rossonera, ci ha pure vinto uno scudetto, ma la stampa cittadina non lo considera alla pari di Carletto, pur avendo vinto più scudetti e Coppe Italia di lui (5 vs 1 e 4 vs 1) , trofei che ormai - a sentire opinionisti e tifosi - contano poco rispetto alle Champions, e lì Carletto ad Allegri lo sbaraglia con un netto 3 vs 0.
Una di quelle tre vinta proprio in finale con la Juventus di Lippi. Una delle più brutte finali di Champions della storia e che venne decisa solo ai calci di rigore, dopo 120 minuti di quasi nulla, al netto di un gol in fuorigioco annullato ad Inzaghi ed una traversa di Conte.
Una finale - raccontiamola tutta - decisa all'89' della semifinale di ritorno tra Juve e Real con l'espulsione di Pavel Nedved, che proprio in quel 2003 conquistò il Pallone d'Oro. Ci fosse stato lui quella sera a Manchester forse la storia sarebbe cambiata, della Juventus e probabilmente anche di Carletto, tanto osannato oggi da critica e popolo milanista (schierato stasera tutto pro-Napoli, per un gemellaggio contronatura).

Pur con Re Carlo in panchina, l'allenatore col palmares più lungo della stele di Rosetta, non si capisce però perché a Napoli c'è chi si aggrappa ancora alla superstizione. Presidente De Laurentiis in primis: da anni non lo si vedeva ormai al JStadium, ma stavolta ci sarà. Ma non da solo: ad accompagnarlo sarà il nipotino John John, a quanto pare dotato di poteri paranormali. Presente col nonno già domenica scorsa allo stadio Grande Torino, aveva pronosticato una vittoria partenopea per 1-3 sui granata, e così è stato.
Per stasera il bimbo prodigio avrebbe già vaticinato il successo del Napoli, e quindi sarà pure lui in tribuna vip all'Allianz a fianco a nonno Aurelio. Il quale, dopo aver trascorso l'intero pre campionato a parlar male della Juventus, questa settimana ha preferito tacere e affidarsi alle predizioni di John John, forse non completamente convinto che basti Ancelotti per battere Madama.

Buon Juve-Napoli, presidente, ma a proposito di cabala sappia pure che ogni volta che questa partita si è giocata a settembre il Napoli l'ha persa quasi sempre. Ma magari stavolta, coi due maghetti Carletto e John John, sfatate pure questa statistica. Chissà...
Auguri.