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Oggi non è stato presentato solo il giocatore Arthur Melo, ma anche il numero di maglia di Arthur Melo. Ha scelto il 5, un numero che non ha mai indossato prima. Ma è un numero molto significativo, quello che era di Miralem Pjanic, il giocatore che Arthur è venuto in un certo senso a sostituire. In un certo senso, perché è sì arrivato nell'ambito di un'operazione "centrocampista per centrocampista" col Barcellona che ha portato Pjanic in blaugrana, ma il brasiliano ha caratteristiche leggermente differenti dal bosniaco.

IL QUESITO - Partiamo da un assunto tattico molto semplice (e qualcuno potrebbe dire semplicistico): Pjanic è un regista, Arthur è una mezzala. Pjanic sta lì in mezzo a controllare la situazione e tessere le trame come un metronomo. Arthur è un elegante e dinamico giocatore molto abile in possesso, dal raggio d'azione più ampio del suo "predecessore". Eppure, quello stesso numero di maglia stuzzica la fantasia e la voglia di paragoni e accostamente. E stimola un interrogativo: Arthur può inserirsi in una linea di continuità con Pjanic, può insomma essere il suo erede alla Juve?

DIVERSAMENTE SIMILI - La risposta è: no... ma sì! Già, facile rispondere così. Spieghiamoci meglio. Arthur non sarà il metronomo che era Pjanic, ma può lasciare un segno analogo nella storia bianconera attuale. Può essere il longevo emblema di una Juve che, come da Pirlo-pensiero, si propone di essere più dinamica e meno compassata. Poi in cabina di regia ci potrà essere qualcun altro, il mercato è ancora lungo, oppure Arthur stesso "adattato" (ma magari può essere lui ad adattare il ruolo del regista classico alle esigenze del calcio moderno). Non è questo il punto. Il punto è che ci troviamo di fronte all'uomo che, rinnovando il reparto nevralgico della squadra, può trascinare tecnicamente la nuova Juve, a prescindere dalle zolle di campo in cui agirà rispetto a Pjanic.