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Giancarlo Antognoni, giocatore simbolo della Fiorentina dal 1972 al 1987 e attuale club manager della società viola, ha parlato del trasferimento di Federico Bernardeschi alla Juventus sulle pagine de Il Corriere Fiorentino. Queste le opinioni dell'ex numero 10. 

COME BONUCCI - "Ormai da tutte le parti è così, la forza contrattuale di un giocatore nei confronti della società è enorme e sbilanciata. Succede anche ai top club, basta guardare Bonucci: anche lui poteva diventare una bandiera. Parlare di maglia e affetto per la piazza ormai non serve. Ormai contano solo i soldi. In più la concorrenza si è allargata a tutta l’Europa e diventa impossibile frenare chi vuole andarsene o placare un mercato con cifre fuori controllo. Bisogna confidare nelle persone, ma non sempre basta. La valutazione di un giocatore cambia così rapidamente che fino a poco tempo prima si sentiva soddisfatto per quello che aveva raggiunto, inizia a fare pensieri diversi e ad avere aspirazioni economiche per una realtà come la Fiorentina".

PAROLE VUOTE - "I club non sono più nelle condizioni di prevedere il proprio mercato. Devono adeguarsi, come ho fatto io. Mi riferisco al modo di parlare con i giocatori, anche io mi devo adeguare al loro modo di pensare. Parlare con loro di attaccamento alla maglia e ai colori oggi per la maggior parte delle volte non ha senso. Diventano parole vuote. Contano i soldi e la carriera. Bisogna lavorare sui giovani di prospettiva, fare acquisti oculati e comunque importanti".

ADDIO BANDIERE - "Se esiste un nuovo Antognoni? Per sentirmi dire Bravo bischero?. Naturalmente è una battuta. ma la verità è che la parola bandiera non ha più cittadinanza in questo calcio. Con Totti si è chiusa un’epoca. Per arrivare a guadagnare sempre di più non si può essere bandiere. Le reazioni dei tifosi? In tanti hanno capito che si può ancora voler bene a un giocatore che veste la tua maglia, ma senza affezionarsi troppo. C'è un altro modo di tifare, tifare per la maglia e non per chi, al momento, la indossa".