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Giancarlo Antognoni, a Tuttosport, presenta Juve-Fiorentina.

JUVE-FIORENTINA - "Sarà sempre tra le più importanti della stagione: è un derby a tutti gli effetti, seppur lontano. Già quando giocavo io, vincere contro la Juventus significava poter stare tranquilli per un po’. Come se battere i bianconeri avesse il potere di far scordare le sconfitte. Un ricordo? Stagione ’83-84, giocavamo in casa. È finita 3-3 con un mio gol di testa. È stato incredibile perché non ci riuscivo spesso, anzi proprio poche volte (sorride, ndr) Tutto sommato, quelle più significative sono quelle disputate a Firenze. Sicuramente merito del calore che la tifoseria viola riesce a trasmettere. È diversa dalle altre".  

COME IL TORINO - "Si assomigliano molto: entrambe devono soffrire... A parte gli scherzi, è vero. Essere fiorentino significa avere un legame indissolubile con la squadra, certo. Ma ancor di più con la città. Vuole dire far parte di una famiglia. Io sono stato accolto nel ’72 nel migliore dei modi, mi sono sentito immediatamente parte di qualcosa. Da lì, non ci siamo più lasciati". 

L'IPOTESI JUVE - "Sì, dopo i mondiali del ’78. Ebbi un incontro con il presidente Agnelli. Avrebbe voluto che entrassi nella Juve. Insistette davvero parecchio. Come ho detto, però, indossare la maglia della Fiorentina significava far parte di un gruppo speciale. Così, ho scelto di rimanere dov’ero. E non me ne son mai pentito. L’affetto che mi dà Firenze è impagabile".  

VLAHOVIC - "Un dispiacere, per i tifosi e per la città. Indipendentemente da dove andrà, sarà una perdita significativa. Se ne vanno i migliori. L’anno scorso Chiesa, oggi lui. Bisogna sottolineare, però, quanto i tempi siano cambiati".