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Una disfatta su tutti i fronti: politico, economico e di immagine. Una vera e propria Caporetto. Questo è quello che ha rappresentato il fallimento, nel giro di 48 ore, del progetto Superlega per il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Un all-in, giocato dal massimo dirigente bianconero, che avrebbe potuto portare liquidità nelle casse in sofferenza della società, e che si è rivelato essere una mano perdente. Si usa dire che una volta toccato il fondo, non resta che risalire. Il dubbio, però, è se la risalita sarà affidata alla stessa persona che, prese le redini della Vecchia Signora nel 2010, ha portato il club ad uno storico ciclo di vittorie in Italia. La domanda da porsi, infatti, è se il nome di Andrea Agnelli sia ancora spendibile a livello politico, o se sia stato inesorabilmente bruciato dalla vicenda Superlega.
Un dubbio che, sicuramente, è già passato al vaglio dei vertici di Exor, la holding della famiglia Agnelli che vede a capo John Elkann. E proprio a lui, cugino del presidente della Juventus, toccherà la scelta finale. Come riporta calciomercato.com, l’intenzione di Andrea Agnelli rimane quella di restare alla guida del club bianconero e, presumibilmente con altre strade, ritentare nel lavoro di rivoluzionare il mondo del calcio, per renderlo più in linea con le esigenze del tempo. L’impressione, però, dopo il recente fallimento, è che sia rimasto totalmente senza armi, e senza appoggi. Nel mondo delle grandi aziende – e quando parliamo di calcio, oramai, è di questo che parliamo – non c’è spazio per gli affetti familiari. Proprio per questo, Exor e John Elkann potrebbero decidere a fine stagione di operare un cambiamento drastico e sostituire la targhetta con il nome che fa sfoggio di sé all’entrata dell’ufficio più grande e importante nella sede della Juventus alla Continassa.