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Dal ”dentista” sud coreano Pak Doo Ik al “dromedario del gol” argentino Adolfo Gaich. Da un capolavoro di Giovanni Arpino, “Azzurro tenebra”, a un libro il cui finale non è stato scritto ma dal titolo egualmente dolente, “Bianconero tenerbra”. Il tutto nel giorno in cui è giusto ricordare la figura professionale e umana di Gianni Mura che se ne andava proprio un anno fa provando a immaginare che cosa avrebbe scritto nella sua rubrica  ”Cattivi pensieri” dopo aver visto la Juventus perdere in casa contro il Benevento e Andrea Pirlo replicare la figuraccia rimediata da Mondino Fabbri in Germania con la disastrosa nazionale del Sessantasei.

SENZA PAROLE - Gli azzurri vennero accolti al loro ritorno da una pioggia di ortaggi e uova scadute. I bianconeri si sono risparmiati il medesimo trattamento soltanto grazie alle misure anti-Covid. 
Relazionare con serenità, dopo aver riflettuto su ciò che si è visto in campo a Torino, è di una difficoltà estrema. L’analisi e il commento più adeguati dovrebbero limitarsi alla frase, ”senza parole”, accompagnata da un allargamento delle braccia in segno di resa. Anche perché Andrea Pirlo, alla vigilia aveva ”tuonato” pacatamente secondo il suo stile chiedendo una Juventus capace di mettere pressione e di rendere la vita difficile fino all’ultimo alle milanesi. Poi in panchina il tecnico della ”grande scommessa” di Andrea Agnelli è tornato ad essere quella sorta di lord inglese che, pur di fronte ad una disfatta, non dà segni di vitalità emotiva. Sempre la medesima espressione come diceva Sergio Leone di Clint Eastwood attore dai due volti “con e senza cappello”.

TUTTO GRIGIO - Una totale assenza di identità, quella di Pirlo, esattamente speculare a quella della ”sua” Juventus. Una squadra senza né capo e né coda, a corto di idee e soprattutto totalmente priva di gagliardica dignità. Nel calcio si può perdere, ma non così. Tra il nero e il rosso c’è una tinta neutra che avvilisce. Ed è il colore grigio, oggi, della Juventus che non sa di carne e neppure di pesce. Un piatto freddo, senza sapore e senza odore. Una squadra avvolta dalle tenebre, appunto. 
Che cosa si possa e si debba fare per rimediare non spetta a noi dirlo, ma ai responsabili della società e in particolare al presidente Agnelli il quale potrebbe, come prima cosa, ammettere pubblicamene di aver perso la sua ”grande scommessa” proprio contro quel Benevento guidato da un grande ex della Juve come Pippo Inzaghi.