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Carlo Ancelotti ​parla all'Università Vanvitelli, partendo dal suo modo di essere allenatore ma parlando anche degli ululati contro Moise Kean in Bologna-Juventus: ​"Ci sono comportamenti negativi che all’estero sono stati quasi totalmente debellati. Si deve avere rispetto, non è una cosa complicata. In questo senso in Italia le cose non sono cambiate: ignoranti e maleducati continuano ad andare negli stadi. Ho sentito un’intervista di Gravina e lui sta semplificando questa norma che esiste. Sento dire ‘Ancelotti non può fermare le partite’, ma noi abbiamo solo chiesto quando ci sia un insulti territoriale o razziale. In Bologna-Juve è stato preso di mira un ragazzo di 20 anni, è giusto fermarsi temporaneamente per calmare gli animi. È solo questo".

GESTIONE - ​"Come si gestisce un giocatore che vuole cambiare? Si manda via, semplice. Come si tengono insieme tante primedonne? Cristiano Ronaldo è una primadonna per i media e l’ambiente, ma c’è un luogo che è lo spogliatoio dove si è tutti uguali. Nel posto di lavoro è trattato come gli altri. In generale comunque il giocatore più forte non lo è per caso, non è una questione solo di talento. Ci devono essere anche personalità e condizione fisica. I calciatori ormai sono delle industrie e ho notato molta professionalità in Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Beckham. Ai miei tempi non lo si era per niente: non c’era prevenzione, si abusava della preparazione. Oggi a 60 anni ho artrosi, mal di schiena, operazione alla cervicale, ma adesso è tutto diverso. Io non li ammazzo i giocatori sul campo, poi la tecnologia ci aiuta: abbiamo dei dati che ci permettono di fare preparazioni mirate e questo ha ridotto i tempi di lavoro".