STORIE TESE - In realtà però tra Ancelotti e la Juve di screzi ce ne sono stati. Nel biennio di Parma, Carletto chiude imbattuto le quattro sfide contro i bianconeri sulla cui panchina andrà poi a sedersi nel febbraio del 1999. Fino a giugno 2001 matureranno un quinto e due secondi posti, con la palude di Perugia che annacqua ogni scintilla d'amore con i tifosi. Quelli che l'hanno spesso, poco educatamente, etichettato come un "maiale" che "non può allenare". Lo storico di Ancelotti da allenatore contro la Juve è decisamente negativo: su 25 sfide tra Parma, Milan e Real Madrid ne ha vinte appena cinque, con 13 pareggi e sette ko. Ma la vendetta sportiva meglio riuscita è chiaramente la finale di Champions a Manchester del 2003, quando i rigori regalarono al suo Milan la gioia più grande, a nove anni dall'ultima volta.
L'INGRANAGGIO - Della Juventus Ancelotti, evidentemente, non conserva un buon ricordo. Lo deduciamo dalla sua più recente autobiografia: "La Juventus era una squadra che non avevo mai amato e che probabilmente non amerò mai - si legge - anche per l'accoglienza che qualche mente superiore mi riserva ogni volta che torno. Per me è sempre stata una rivale. Non mi sono mai sentito a casa, mi sembrava di essere l'ingranaggio di una grande azienda. Per il sentimento, prego, rivolgersi altrove". Ma qui si parla di professionismo e - da quel punto di vista - c'è poco da rimproverare a uno dei tecnici più vincenti d'Europa. L'asticella della contesa si è alzata, Allegri lo sa.
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