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Eniola Aluko giocherà sabato la sua ultima partita con la maglia della Juventus Women. L'appuntamento è a Vercelli per il big match contro la Fiorentina. L'attaccante inglese ha scritto della sua esperienza bianconera sul The Guardian, un'esperienza positiva in campo ma non troppo fuori.

Ecco la traduzione integrale del suo articolo:

"Quando sono arrivata nell'estate del 2018, ero attratta da una grande società e da un progetto importante dentro e fuori dal campo dove potevo essere protagonista. Sul campo abbiamo raggiunto importanti traguardi: un campionato, una coppa nazionale e una Supercoppa. Fuori dal campo posso dire che le cose non sono andate così bene.

Se guardo ai successi sul campo mi sento orgogliosa. Quando sono arrivata non sapevo se mi sarei adattata allo stile di gioco, alla linga, alla città e alla cultura. Non sapevo dove avrei giocato, per quanto e come. In una squadra costruita attorno a nove calciatrici della nazionale italiana mi sono inserita bene e non credo sia una cosa semplice. In questa stagione ho cambiato la mia posizione, giocando più larga e con differenti responsabilità. E' stato difficile mantenere la mia media gol e non sono sempre stata la miglior versione di me stessa, ma è stato comunque di lezione".

Ho lavorato con persone brillanti. Emanuele Chiappero, il preparatore della società che chiamiamo 'Prof' è il migliore con cui ho lavorato nel calcio. Ha cambiato il mio corpo, la mia forma e la sensazione atletica generale, ero sempre in forma. Rita Guarino è estremamente tecnica che mi ha dato libertà nella scorsa stagione per esprimere me stessa sul campo. Il ds Braghin è un visionario, un vero gentleman e una persone che continuerò a vedere come un mentore. Devo dire grazie anche al team di fisioterapisti guidato da Ottavia Maffei. Infine ci sono calciatrici come Boattin, Galli e Franco che non avrebbero potuto essere più gentili con me. In particolare non dimenticherò mai come furono veloci due di loro nel correre all'ospedale per starmi vicino dopo un serio incidente con l'auto a Torino quest'anno.

Lasciare dopo 18 mesi non è stata una decisione facile ma h dovuto riflettere sul fatto che fuori dal campo gli ultimi sei mesi sono stati difficili.​ Mi piace viaggiare, vedere le città nei miei gironi liberi, sono molto curiosa: mi piacciono eventi, musei, negozi e la varietà che se ne trova a Torino non è abbastanza come a me piacerebbe. 

A volte Torino sembra un paio di decenni indietro rispetto all'apertura verso diversi tipi di persone.Sono stancata di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspettava che rubassi qualcosa. Può capitarti tante volte di arrivare all'aeroporto di Torino ed essere trattata come Pablo Escobar per via dei cani poliziotto intorno a te. Non ho mai avuto problemi di razzismo dai tifosi della Juve né in campionato ma c'è un problema nel calcio italiano e in italia. La risposta che viene data mi preoccupa: dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della cultura del tifo.

Inoltre, se il club vuole continuare ad attrarre le migliori calciatrici in Italia, ci deve essere più attenzione nel far sentire a casa le calciatrici internazionali e importanti per il progetto a medio-lungo termine. Anche se la squadra gioca bene, se le cose non vanno bene fuori dal campo sarà solo questione di tempo prima che una calciatrice decida di tornare a casa. Credo che i club con la miglior cultura, quelli più aperti ad accogliere ciò che tutti portano sul tavolo, siano quelli che riescono a mantenere più a lungo le calciatrici internazionali (straniere ndr).

Ma credo che la conoscenza della Juve Women sia cresciuta da quando sono arrivata. Ho cercato di aiutare, scrivendo questi editoriali, e parlando sui media, i motivi che rendono la Serie A un campionato tanto interessante. So che ci sono sempre più calciatrici internazionali interessate a giocare con la Juve e forse ho giocato una piccola parte in questo. La Juve e il campionato devono però fare molti cambi per raggiungere il top europeo. Passare dal dilettantisimo al professionismo sarebbe un grande passo avanti. Le grandi calciatrici vogliono un ambiente dove evolversi ed eccellere. Il vecchio detto dice 'Se non è rotto non aggiustarlo' ma non credo che questo sia il miglior approccio nel calcio. Devi sempre cercare di migliorare, credo che molti vedano un club che ha vinto gli ultimi due scudetti come un clubb dove niente deve essere cambiato.La mia ultima partita sarà con le seconde dell'ultima stagione: la Fiorentina, che resta un avversario per la lotta al titolo. Non vedo l'ora di salutare i tifosi della Juve che mi hanno mostrato rispetto e supporto. Poi volerò a casa.

Ho avuto i miei alti e bassi in Italia e ho imparato tante cose su di me. Quando giochi all'estero i giorni peggiori sono quelli in cui impari di più. Quando i nostri calciatori tornano a casa dall'Inghilterra li si giudica per ciò che hanno vinto ma sono certa che calciatori come Toni Duggan a Madrid, Jadon Sancho a Dortmund e Chris Smalling a Roma saranno d'accordo che adattarsi ad un altra cultura fuori dalla comfort zone sia un successo significativo. 

Credo di aver raggiunto tanto a Torino. Ho vinto trofei, segnato gol e giocato all'Allianz Stadium. Ho imparato tanto dell'Italia e l'ho esplorata. Ora non vedo l'ora di tornare a Londra non solo perché ci sono i miei amici e la mia famiglia attorno a me ma anche perché ho alcuni progetti molto interessanti. Torno a casa dopo aver chiuso un capito di 18 mesi. Torno dove tutto è iniziato, ancora una volta, non vedo l'ora di vedere cosa ha in serbo il futuro per me".