commenta
Così Max Allegri in conferenza stampa dopo il pari con l'Atalanta: "Sono arrivato il primo anno ed ero convinto che avremmo fatto una grande stagione, soprattutto in Champions. Mi sono divertito molto altrimenti avrei smesso prima. Stasera abbiamo tirato tanto in porta ma l'abbiamo presa poche volte. Abbiamo chiuso l'anno imbattuti a casa con solo tre pareggi. In tanti hanno detto che l'annata è stata fallimentare ma non è così perché abbiamo vinto due trofei. Ho già realizzato che non sono più l'allenatore. Lo avevo già fatto giovedì sera dopo la riunione".

RITORNO - "Difficile dire se tornerò. Per come sono fatto non allenerò ancora per tanto tempo. Quello che era importante era lasciarsi bene con la Juve. Non siamo arrivati a parlare di niente, il presidente che è una persona intelligente, ha capito che era il momento di cambiare. Non so chi sarà il prossimo allenatore. Di certo erediterà una squadra vincete che come dice il vice presidente difficilmente è migliorabile. Io ero convinto che la squadra sarebbe arrivata in fondo ma poi mi sono accorto che la cosa non si stava mettendo bene, sia in Champions che in campionato ed è lì che ho spostato l'attenzione sul campionato che dopo la sconfitta con l'Atetico non era chiuso".

FUTURO - "Non sono in grado di dire il prossimo allenatore della Juve, io già facevo fatica a scegliere i giocatori. Di certo sceglieranno un allenatore all'altezza della Juve. La società poi aiuta sempre l'allenatore in certi momenti di difficoltà. C'era una scommessa tra Galeone e Iaconi. Galeone diceva che se andavo via dalla Juve prendevo la sua eredità, Iaconi mi dava la sua se restavo. Quando ho saputo che non ero più l'allenatore ho chiamato Galeone e gliel'ho detto. Ora sono il suo erede".

APPRENDIMENTO - "Ho imparato tanto alla Juve. Soprattutto la quotidinietà e il lavoro, sarò sempre grato per quello che ho appreso. Io credo che in Italia bisogna non dico cambiare ma bisogna cercare di trasmettere alle nuove leve non solo la teoria ma anche la pratica e quando parlo di pratica dico lettura dalla panchina o avere la percezione di cosa serve alla squadra durante la settimana. Questo si fa solo ascoltando le esperienze di allenatori che hanno avuto successo e grandi campioni. Io sono stato al Milan per i primi due anni, sono andati via tanti campioni e io al terzo anno avevo tanti giocatori giovani. Avevamo iniziato male poi mi sono chiesto se ero io che chiedevo ai calciatori cose che non mi potevano dare. Da quel momento in poi la squadra ha svoltato. Alla Juve ho aggiustato la squadra dopo il primo anno. Il secondo anno della Juve non è stato lo stesso. Dopo le prime dieci partite ho capito i problemi ma poi ho capito la soluzione. Il terzo anno uguale, dopo Firenze dovevo trovare una soluzione perché la squadra più di quello non potevo fare. L'anno scorso e quest'anno sono state cose diverse. Quest'anno è arrivato il migliore al mondo e gli dovevo mettere attorno giocatori con determinate caratteristiche. Non si insegna solo per protocolli. E' molto più semplice. E' più facile dire 3-5-2 che capire se uno fa un controllo difensivo o offensivo.  Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti. Lo vogliono far diventare un gioco complicato per persone stupide".