commenta
Non è mai facile, forse è anzi impossibile distinguere il valore assoluto di un giocatore dal suo valore relativo. Cos’è Dybala? Cos’è il Dybala di Maurizio Sarri?
Siamo spesso tentati dal desiderio di afferrare e definire l’essenza di un numero dieci, ma la verità è che davanti ai nostri occhi abbiamo sempre e soltanto le sue declinazioni concrete. C’è sempre un Dybala di qualcuno, insomma. E se prima era di Allegri, adesso, Dio sia lodato, è di Sarri.
Mi perdonerete ma sono un essenzialista pervicace, ostinato, poco arrendevole, perciò rilancio: e se il gioco del Comandante stesse riconducendo la Joya alla sua essenza?
 
DA ALLEGRI A SARRI – Da tempo ormai ritengo che le responsabilità di Allegri non si dovessero confinare entro la definizione-limitazione del Dybala ‘tuttocampista’. Non fu soltanto e soprattutto un problema di ruolo, quello di Paulo con l’ex allenatore bianconero. C’era dell’altro nell’ultimo anno: una struttura profonda del gioco, una costruzione latente dello stesso che estrometteva ‘al momento giusto’ il talento e il contributo dell’ argentino, ancorché egli fosse in campo, titolare o meno, e con la numero dieci sulla schiena. Non era una congiura ma quasi, una specie di compromesso tattico. La questione, con una certa astuzia, veniva posta anche in modo tale, che Dybala risultasse il solo responsabile del suo cattivo rendimento. E infatti in molti se la prendevano con Dybala, che nel frattempo taceva e soffriva. Ogni tanto il suo talento se ne veniva fuori con un guizzo, ma era una giocata avulsa e che in sostanza contravveniva alle logiche del contesto. Al massimo faceva brodo, in perfetto stile Allegri. Una triangolazione come questa qui sotto, insieme a Pjanic, contro l’Atletico, avrebbe potuto farla benissimo anche l’anno scorso, per esempio.



Questo esprimersi nel gioco corto, evidentemente, è un qualcosa che trascende tanto il Dybala di Allegri quanto quello di Sarri, ed è dunque un qualcosa di indefinibile che appartiene essenzialmente alla Joya, a prescindere dal ruolo. Non agisce forse ‘dietro le due punte’, qui? Di fatto sulla trequarti, come molte volte operava lo scorso anno da ‘tuttocampista’? Guardate che filtrantino per Ramsey!



Detto ciò, già in questa azione di Juve-Atletico si capisce anche molto altro. Sarebbe infatti miope non ravvisarvi l’apporto della nuova struttura, il contributo di Sarri che ha supportato e consentito la manifestazione piena dell’essenza di Dybala. Andava preferito a Mandzukic, è semplice. Andava preferito sempre e comunque anche a Bernardeschi. Inoltre gli ci voleva vicino un trequartista d’inserimento o di appoggio, uno tipo Ramsey, da non avere davanti a sé sempre un solista (Ronaldo) e un centravanti statico (il croato), magari entrambi spalle alla porta. Poi a Dybala serviva spazio, libertà di spaziare anche in fascia.



Quando il pallone arriva ora dove un tempo partivano sistematicamente i cross per Ronaldo e Mandzukic (croce e delizia del gioco di Allegri), ora c’è spesso Dybala da quelle parti a determinare la gestione di quei possessi. Ed ecco come Sarri ha disinnescato il gioco di Allegri, incentrandolo sulla Joya e mettendoglielo quasi completamente in mano, al contrario del predecessore.   



Serviva poi un trequartista sintonizzato, ovviamente, che si prestasse ad assecondare le giocate tipiche di Dybala. Ed ora è Ronaldo che rischia di sentirsi estromesso dalla struttura profonda del gioco bianconero.  



È CR7 a rodersi l’animo, spettatore di un calcio che finora lo ha involontariamente e naturalmente sempre più escluso. Così mentre l'alieno attende cross che non arrivano più, Dybala incanta, gli ruba la scena sul nuovo lato forte della Juve.