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Con gli amici ci si può permettere il lusso di confidarsi e anche di sfogarsi. Talvolta accade che determinate esternazioni siano così clamorosamente importanti al punto da tracimare diventando così oggetto di discussione pubblica. Tutto ciò, naturalmente, sempre con il beneficio del dubbio sino a prova contraria o a momento in cui sia il diretto interessato a pronunciarsi.

Livorno è una città nella quale vive gente che difficilmente le manda a dire. Burloni, forse, ma non pettegoli i livornesi sono persone molto dirette e orgogliose. Se vengono a conoscenza di un segreto sanno custodirlo con cura proteggendo il protagonista di una vicenda che potrebbe destabilizzare un certo ambiente.

Massimiliano Allegri, malgrado la sua condizione di nomade per professione, non ha mai reciso il cordone ombelicale che lo lega al luogo dove è nato e cresciuto. Appena riesce a ritagliarsi qualche piccolo spazio per gestire il suo privato ritorna a Livorno dove può contare su un buon numero di amici. Durante la sua ultima visita l’umore del tecnico della Juventus non era dei migliori. Il “caso” Bonucci, ancorchè ufficialmente chiuso per la cronaca quotidiana, aveva lasciato il segno.

Così, galeotta una buona cena dal clima conviviale, il Max ancora furioso si è permesso il lusso dello sfogo alla fine del quale avrebbe esternato la sua dichiarazione di intenti rispetto al suo futuro prossimo professionale. Vincere tutto quel che resta nella stagione in corso per poter scrivere le ultime pagine leggendarie e poi salutare la Juventus. Destinazione Inghilterra e, più precisamente, all’Arsenal dove Arsene Wenger ha ormai fatto il suo tempo dopo vent’anni di gestione del club londinese. Il “segreto” era troppo ghiotto per rimanere blindato. Anche a Livorno.

Seppure dovendo usare i verbi con il tempo al condizionale, visto che nel mondo del calcio difficilmente esiste una “vera verità” sino a prova contraria, non fatichiamo a credere che la voce in arrivo dall’entourage livornese del tecnico non sia un pettegolezzo, semmai un messaggio subliminale volutamente diretto ai dirigenti bianconeri i quali con il loro atteggiamento più formale che non sostanziale hanno per così dire “mortificato” l’autorità dello stesso Allegri rispetto al gruppo della vecchia guardia juventina. Una situazione di chiara coesistenza “non armata” la quale in ogni caso non metterà a rischio il raggiungimento degli obbiettivi che stanno in animo sia al tecnico e sia ai giocatori. Nessuno sarebbe così sciocco da far harakiri per questioni etiche.

La decisione di Allegri, rispetto alla quale ci piace ricordare che noi de Ilbianconero.com insieme con i colleghi di Calciomercato.com siamo stati i primi a darne notizia, ha fatalmente accelerato le operazioni di ricerca a parte dei dirigenti bianconeri finalizzate ad una nuova investitura per la panchina della prossima (e, si spera, prossime) stagione. Setacciando ragionevolmente la rosa dei papabili alla fine sembra essere rimasto un nome ben più che plausibile. Quello di Luciano Spalletti il cui atteggiamento attendista nei confronti della Roma che vorrebbe strappargli subito la firma su un nuovo contratto di prolungamento e che è furiosa per il suo tentennamento confermerebbe la volontà del tecnico giallorosso di cambiare aria.

Superate le ipotesi di Paulo Sousa intrappolato dall’ impasse viola, di Simeone, visto dai tifosi bianconeri come il fumo negli occhi, di Gasperini, giudicato inadeguato per la gestione di campioni un po’ troppo viziati, dello stesso Baggio, più che altro un sogno al momento irrealizzabile, la figura di Luciano Spalletti appare davvero come la più credibile sotto tutti i punti di vista. Una “corte” che lo stesso tecnico toscano, pur schermandosi dietro battute assortite e di maniera, non ha mai osato negare in forma diretta e che anche lui ai suoi più fedeli amici avrebbe confessato di essere ben lieto di accettare. Come per Allegri e il “caso” Bonucci, anche dietro la possibile e oramai quasi certa unione professionale con la Juventus ci starebbe la figura ingombrante di Francesco Totti e persino della moglie Ilary il cui “peso” psicologico e di immagine Spalletti non sarebbe più in grado di sopportare insieme con il clima da lotta continua in uso nella capitale da parte dei media assortiti.

A Marotta, Paratici e Nedved, orientati verso la soluzione appena descritta, ora non resterebbe che un nodo da sciogliere. Quello che fa capo ad una certa ostilità di pensiero nutrita dal presidente Andrea Agnelli nei confronti dell’allenatore giallorosso. Il numero uno juventino avrebbe fortemente voluto Spalletti anni fa, prima di ingaggiare Allegri. A quel tempo il tecnico era legato allo Zenit di San Pietroburgo e, pur manifestando l’apprezzamento, si negò ai bianconeri. Pare, dunque, che Andrea Agnelli ancora non abbia mai digerito quel rifiuto e che, per questa ragione, opponga resistenza sulla figura di chi si macchiò di “lesa maestà”. Toccherà a Marotta spiegare per bene al suo datore di lavoro il perché le cose, allora, andarono a quel modo. In Russia, infatti, la filosofia aziendale delle società di calcio è ben differente da quella alla quale siamo abituati nell’ Italia voltagabbana. I contratti sono sacri e come tali vanno rispettati sino alla fine, salvo sanzioni insopportabili per chiunque volesse disattendere l’impegno sottoscritto. Una volta capito questo anche il presidente di sicuro darà il suo necessario “nulla osta” e la Juventus, dopo Lippi e Allegri, avrà il suo terzo allenatore toscano.