commenta
"Per noi tra quella di domani (Inter ndr) e quella di mercoledì - contro lo Young Boys - è più importante quella di mercoledì. Vedendo anche gli altri gironi il primo posto è importante". Parole, senza musica, di Massimiliano Allegri, pronunciate lo scorso 6 dicembre un po' per dare un segnale ai suoi ragazzi, un po' per smorzare la tensione in vista dell'impegno del giorno successivo con l'Inter. Sì, perchè alla Juve ogni partita è importante come la successiva e più della precedente e non è facile trovare affermazioni così, sparse ogni tanto qua e là, ma di forte impatto. Per di più, se poi, i tre punti arrivano nella gara "meno importante" e in quella "piu" la Juve stecca. 

Un po' come tirarsi la zappa sui piedi... almeno prima di ritrattare. Perchè se è vero che ai bianconeri alla fine va molto meglio così - vittoria e +14 sull'Inter, oltre che +8 sul Napoli, e primo posto nel girone di Champions -, è altrettanto verissimo che Allegri e la Juve hanno corso un rischio pazzesco, salvato solo da un Valencia scoppiettante e da uno United preda di se stesso e delle sue lacune. Il terreno, il risultato favorevole che arrivava dalla Spagna, l'imprecisione e anche un po' di rilassatezza, probabilmente frutto di un po' di spocchia di chi sa di essere grande. Confidenza tramutata in superficialità troppo presto, una mossa non da Juve. Una bugia bianca, che non fa male, come il risultato di Berna, una figura nera, che sicuramente non piace e correrà come una piccola scossa sulla schiena dei bianconeri nelle prossime gare, per tenere sempre alta la tensione. O almeno questo è il modo, l'unico, con cui la Juve e Allegri sanno e devono farsi perdonare lo scivolone, che sul terreno sintetico, si sa, brucia un po' di più.