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Poco più che una formalità, la qualificazione della Juventus ai quarti di finale della Coppa Italia, contro un Bologna davvero inconsistente, mai capace di produrre seri pericoli alla porta di un inoperoso Szczesny. Partita aperta dal pateracchio Da Costa – Calabrese, che ha consentito a Bernardeschi di tornare alla rete, e chiusa da Kean che così ha risposto ai cori razzisti riservatigli fin dal primo tocco di palla, dal pubblico bolognese. Ed ora ai quarti contro la vincente di Cagliari - Atalanta.


FORMAZIONE E DISPOSIZIONE TATTICA - Allegri ricorre ad un sensibile turn over, anche se ha poi dovuto fare a meno di Benatia infortunatosi nel riscaldamento: disposizione ormai abituale dei bianconeri con il 4 – 3 – 3, in difesa De Sciglio e l’esordiente Spinazzola esterni, con la collaudata coppia Bonucci – Chiellini, centrocampo sostanzialmente senza sorprese, Pjanic regista a tutto campo, con Khedira ed Emre Can mezze ali, mentre in attacco un inedito tridente con Douglas Costa e Bernardeschi a supporto dell’unica punta Kean. Dall’altro lato, Bologna che per prudenza rafforza il centrocampo, schierandolo a 5, e gettando nella mischia i nuovi acquisti Soriano e Sansone, rispolverando Destro in avanti. E’ questo il limite cronico del modulo 3 – 5 – 2, che finisce con il lasciare un solo giocatore sulla fascia, spesso in difficoltà quando il corrispondente esterno alto avversario ha un sostegno nel difensore di fascia, e così la Juventus ha potuto sempre avere superiorità nelle manovre per vie esterne, potendo in fase d’attacco mettere sulla destra il duo De Sciglio – Douglas Costa, prendendo puntualmente nel mezzo Dijks, identica cosa accadeva dall’altro lato, con Mattiello isolato a contrastare Spinazzola e Bernardeschi.


CLICHÉ BIANCONERO - Il gol in apertura ha messo in discesa la partita per i bianconeri, che così hanno potuto ulteriormente gestirla a proprio piacimento, consentendo solo una sterile reazione nel finale di tempo ai padroni di casa, ed invero la presunta superiorità numerica degli emiliani a centrocampo non si è notata. In questo è stato fondamentale il lavoro oscuro ma efficace di Emre Can, in fase di interdizione e anticipo sugli avversari, ma anche degli altri compagni di reparto. In questa fase si è meglio evidenziata la mentalità ormai consolidata della formazione bianconera, che interpreta le gare con un cliché collaudato, anche quando cambiano gli interpreti: Pjanic sempre pronto ad arretrare e suggerire il passaggio ai centrali di difesa, le due mezze ali a fare da “elastico” uno più vicino al portatore di palla per suggerire il servizio breve, l’altro a muoversi in profondità per dare altre soluzioni di passaggio, e in questo caso l’esterno di corrispondenza ad arretrare, così da consentire a Pjanic almeno tre soluzioni di gioco.



I CAMBI - Naturalmente la Juventus non aveva alcuna intenzione di forzare i tempi, essendo sempre una partita di riapertura dopo la fase di riposo natalizio. Cose in parte cambiate solo nel finale di gara, quando Inzaghi ha provato le mosse della disperazione, con l’ingresso di Palacio e Orsolini, per trasformare l’assetto in 4 – 2 – 3 – 1, e solo così ha potuto mettere maggiore pressione sulle fasce, impedendo a De Sciglio e Spinazzola (poi sostituito da Alex Sandro), di poter spingere in avanti e fungere praticamente da ulteriore sostegno ai nostri esterni offensivi. Pressione che a ben vedere non ha mai prodotto insidie alla retroguardia bianconera, qualche sporadico calcio d’angolo e basta. Anche i cambi bianconeri non hanno mutato il modulo di gioco, Ronaldo per Kean, Dybala per Douglas Costa, più che altro per dare minutaggio ai due subentrati in vista della gara di Supercoppa. Semmai, elemento di rilievo, avere uno come Kean punta centrale, comporta un tipo di gioco diverso, viene a mancare il centravanti “ariete” che attira i centrali, gioca di potenza, utile nel gioco aereo, ma si trova invece chi sa trovare dentro l’area di rigore la posizione giusta per poter sfruttare ogni pallone, e non a caso il gol realizzato è il classico gol da rapina, per intenderci, alla Pippo Inzaghi del passato.