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"Non possiamo giocare in 10, chi entra deve fare la differenza". La verità di Allegri sta tutta qui, così come la sua rabbia. Alla Juve serve di più, da chi parte e da chi subentra, che spesso nei 15' finali decide le partite con le sue azioni. Perlopiù difensive, ha sottolineato Allegri. Lui che in questi giorni non si è trattenuto sui nomi caldi e sui messaggi da mandare ai suoi giocatori, dopo la sfuriata "umana" al fischio finale contro il Milan. Lui che da oggi si aspetta una crescita netta del rendimento di alcuni di coloro a cui ha mandato quelle frecciate...

RISALITA - Già, dallo Spezia in poi per invertire la rotta. A chi lo chiede? A Chiesa, che è impressionante per talento e accelerazioni, ma troppo monodimensionale e poco centrato sui momenti importanti della partita e sulla fase più difensiva. A De Ligt, che è ritenuto forte ma con margini di miglioramento e, ora, ancora sotto Bonucci e Chiellini. Loro due in primis, perché sono i due grandi esclusi dai titolari con il Milan, quelli che per talento, investimenti e potenziale non possono e non devono star fuori. Ma non sono i soli...

GLI ALTRI - Poi ci sono gli altri. Da Kean a Kulusevski, tanto per nominare i primi due da cui Allegri vuole un salto: il primo non è ancora pronto per prendersi un posto da titolare nella Juve, il secondo si deve reinserire nell'ambiente e ripartire dai tanti gol segnati al Psg e dalla prima esplosione alla Juve, vissuta da subentrante in grado di dare il suo apporto alle gare e di deciderle. E ancora Rabiot, Bentancur, McKennie: tutti giocatori che devono cambiare rendimento, approccio, incisività. Se Allegri nel post partita contro il Milan ce l'aveva soprattutto con i tre cambi (Chiesa, Kean e Kulusevski), il messaggio che ha voluto mandare è più generale: "Esigo che chi sta in campo abbia rispetto per chi sta in panchina e viceversa. È un senso di rispetto e responsabilità". Ecco, il tema non è mai tecnico, quasi mai, ma di motivazioni, personalità e maturità, che fa il paio con la gestione dei momenti. 

DELUSIONE - Allegri è rimasto deluso diverse volte in queste prime gare, ha ammesso i suoi errori e strigliato chi vuole che riparta. Già dallo Spezia, una "sfida salvezza" che è già la più importante di queste settimane. Del resto, non potrebbe essere altrimenti visto che si parla della peggior Juve per rendimento degli ultimi 60 anni. Il messaggio è chiaro, vale per i giocatori da cui cerca risposte e un po' anche per se stesso: non sono più ammessi errori.