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A volte richiamare i giocatori a un'eccessiva disciplina tattica non è una ricetta vincente, quando questi si dimostrano da un anno gli elementi più in palla della squadra. Nella Juventus c'è un Federico Chiesa che ama poter esprimere la propria dirompenza in maniera libera, con licenza di attaccare, buttarsi dentro, creare scompiglio, nel modo in cui lo stiamo vedendo da tanto tempo sia con la maglia bianconera che con quella della Nazionale.

Massimiliano Allegri però non è d'accordo. L'allenatore della Juve ama ribadire l'importanza degli equilibri in una squadra, dell'attitudine a sacrificarsi e a gestire i momenti della partita. E quindi le energie. I "bisticci" (tra virgolette, sia chiaro) tra Allegri e Chiesa durano da inizio anno: l'esterno ex Fiorentina è troppo anarchico per i canoni allegriani, preme costantemente sull'acceleratore e dopo un'ora di partita ha il fiato corto. E anche ieri, durante il match perso col Sassuolo, Max ha chiesto a gran voce a Chiesa di essere meno anarchico, di essere più attento alla lettura delle situazioni, capire il momento in cui andare dentro o quando smarcarsi in un certo modo...

Idea condivisibile, di base, quella di Allegri: gestire al meglio le proprie forze e giocare meno "a testa bassa" aiuta a essere efficace fino al 90' e non fino al 60', e a offrire più soluzioni ai compagni. Tuttavia, se i punti di forza del giocatore in questione sono quelli ben mostrati da Chiesa, questa attenzione spasmodica per equilibri, letture e gestioni rischia di avere effetti controproducenti sulle performance del giocatore. E quindi della squadra. Troveranno i due "bisticcianti" il giusto punto d'incontro per tornare a mettere la Chiesa al centro del villaggio?