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La partita della Juve contro il Chievo, vale più dei tre punti conquistati. E' qualcosa di più d’una lezione: una premonizione. Allegri ha sempre saputo resistere alla tentazioni di cedere alle critiche di chi non si accontentava di una Juve vincente, ma la voleva anche spumeggiante. Non una squadra equilibrata, costante, avveduta, ma una squadra coraggiosa, garibaldina, elettrizzante. Una volta arrivato Cristiano Ronaldo, il campione simbolo del calcio contemporaneo, insieme a Messi, quello devastante che unisce tecnica e potenza, velocità e precisione, le sirene inneggianti alla bellezza e all’avventura estetica hanno ricominciato a cantare prepotentemente. “Non si può umiliare - dicono - un campione di tal fatta immergendolo nella routine d’una prudenza da ragioniere. Tutto deve ruotare attorno a lui, ai suoi scatti, alle sue rovesciate, alle sue triangolazioni irresistibili".

Così a Chievo è andata in campo una Juventus con 4 difensori (o meglio 3 e mezzo, poi vedremo perché), 2 centrocampisti e 4 attaccanti, dato che né Douglas Costa né Cuadrado hanno la vocazione al filtro e al tackle in mezzo al campo. Una Juve ad alto tasso tecnico ma a basso tasso fisico, prepotentemente sbilanciata in avanti con due pesi medi (Pjanic e Khedira) a reggere il centrocampo e 3 difensori, perché Cancelo, il supposto quarto, non sembra ancora un terzino. Capace di attaccare e correre, è molto approssimativo nelle chiusure e irruento nei contrasti. Il risultato è stata una partita giocata da una squadra agile, rapsodica e virtuosa, la Juve, contro una squadra rocciosa e compatta, in costante supremazia nel centrocampo difensivo bianconero, capace di resistere alle folate e ai voli d’un attacco pindarico: in sintesi grande musica, ma poca sostanza bianconera.

Tutto l’opposto, insomma, di quanto si era visto fino ad ora, l’opposto del pragmatismo realistico di Allegri, il quale, anche lui toccato dall’effetto Ronaldo, da quel Machiavelli che era s’è trasformato in Don Chisciotte. “Perché continuare nella realtà - deve essersi chiesto - se adesso posso sognare?”. Intanto le sirene intonavano il loro canto armonioso e lui, dimenticando la saggezza di Ulisse, s’è tolto i tappi dalle orecchie, rischiando, per amor della bellezza di cedere all’ incantesimo e quindi naufragare.

Si rilegga Allegri, lo diciamo da estimatori e amici, Machiavelli e abbandoni le fantasie dell’hidalgo ispanico, non ceda al canto delle sirene, valuti se Khedira sia un centrocampista da lotta e da governo. Il calcio è fatto dalla creazione di spazi, non dall’attacco ossessivo e un passaggio a Ronaldo in meno con un controllo in più non è anticalcio.